Quando un attaccante sa fare il lavoro sporco e non solo il gol: Bonny smonta i luoghi comuni sull’attaccante puro! #CalcioVero #TecnicaESostanza #Fuoriclasse
Non è sempre facile trovare un attaccante moderno che sappia abbinare tecnica e sacrificio in una zona di campo dove spesso contano solo gol e numeri. Eppure, secondo l’ex giocatore del Parma, c’è chi riesce a sorprendere sul serio. Parliamo di Bonny, un attaccante che in molti avrebbero voluto incasellare solo come “prima punta”, ma che in realtà ha mostrato doti ben più ampie.
“Bonny inizialmente faceva la prima punta, ha qualità tecniche, sa difendere bene la palla”, ha spiegato senza fronzoli l’ex professionista. Parole che stridono con il cliché del bomber spaccagol, spesso pigro in fase di ripiegamento o incapace di giocare per la squadra. Qui, invece, si parla di un attaccante totale, capace di tenere palla e resistere alle marcature più aggressive.
Detto in termini più crudi: non è il classico “attaccante da highlights”, quello che corre solo dietro al pallone in mezzo all’area, sperando in un miracolo. Bonny incarna la nuova mentalità, quella che serve a chi vuole fare il salto di qualità vero, dove contano anche fosforo e tecnica grezza, non solo fisico e forza bruta.
Questo tipo di attaccante fa la differenza: non solo porta gol ma è capace di far salire la squadra, lavorare per i compagni e non limitarsi a fare la “statua” davanti alla porta avversaria. Una qualità che spesso si sottovaluta, ma che può dare esiti straordinari in un campionato sempre più tattico.
Insomma, dimenticatevi i soliti cliché da “prima punta tutta corsa e niente cervello”. Bonny ha dimostrato come si possa essere “prima punta” e al contempo saper usare il cervello e le mani, pardon, i piedi in mezzo al gioco. Potrebbe essere la chiave per trarre più vantaggio da un reparto offensivo spesso troppo standardizzato e prevedibile.