Quando l’età diventa un tabù nella Serie A: Ultras trentenni in campo tra gloria e scetticismo #SerieA #Calcio #Over30
Alfredo Pedullà non le manda a dire sugli ultratrentenni che popolano la Serie A. Nel suo editoriale su Sportitalia, ha sollevato un punto di vista che farà discutere gli appassionati e i puristi del calcio moderno. A quanto pare, non tutti i calciatori over 30 trovano facile confermarsi ai massimi livelli, ma questo non significa affatto che siano da buttare.
Secondo Pedullà, «gli ultratrentenni in Serie A hanno ancora molto da dire, anche se qualcuno preferirebbe mandarli in pensione anzitempo». Una provocazione che smuove le acque: il tempo sembra essere il nemico numero uno per chi continua a giocare oltre i fatidici 30 anni, ma non è detto che l’esperienza e la saggezza non possano compensare il calo fisico.
Non sono certo «dei dinosauri del campo» come qualcuno li definisce con disprezzo, bensì elementi che portano qualità e leadership importanti all’interno delle squadre. Quindi non stupisce che certi club puntino ancora forte su di loro, magari proprio per avere qualcuno che sappia gestire momenti difficili e dare stabilità tattica.
Pedullà mette in chiaro che la questione non è semplice e che una valutazione netta e definitiva sarebbe un errore: «Non si può condannare un trentenne solo per la sua età, senza guardare al valore tecnico e all’apporto in campo». Insomma, la Serie A rimane un campionato che accoglie sia giovani rampanti sia veterani navigati, perché il calcio resta uno sport molto più sfaccettato di quanto si pensi.
Il dibattito, insomma, resta aperto e fa capire quanto ci sia ancora da discutere sull’importanza e il ruolo degli ultratrentenni nel nostro calcio.