Fabio Pisacane, il nuovo capo del Cagliari: emozioni, paure e un po’ di sano terrore per la panchina! #Cagliari #SerieA #CalcioItalia
Fabio Pisacane è già in pole position per guidare il Cagliari, con un mix di eccitazione e quel brivido di paura che, diciamolo, fa parte del gioco. Non è roba da santi, ma questo ex difensore sa benissimo che nel calcio, come nella vita, le sorprese sono all’ordine del giorno. “Spesso la vita ti dà sorprese bellissime. Per me questo club è sempre stato un punto di arrivo. Paura ed emozione? Ci sono tutte. Ma nella giusta dose la paura ci deve essere: la ho avuta da giocatore, da allenatore della Primavera. Una paura sana, però”.
Parlando chiaro, Pisacane non è uno di quelli che si è seduto sugli allori: ha studiato da tempo, soprattutto per via dei suoi problemi fisici, e ora è carico come una molla. “Mi ero portato avanti negli studi da giocatore vista la mia situazione clinica – spiega – Ho voglia di imparare, ho ambizione e dedizione”. Sul campo, però, non si tratta solo di belle parole – vuole una squadra che non perda la testa, con un approccio moderno che manda in soffitta i moduli tradizionali.
Quando si parla di tattica, Pisacane non le manda a dire: “Il concetto di modulo è superato – chiarisce Pisacane – magari è valido per la fase difensiva. Vorrei una razionale occupazione degli spazi, una squadra compatta senza palla, ma coraggiosa con la palla”. Insomma, niente palleggi inutili o difese da tartaruga – i tifosi si aspettano azione, e lui lo sa bene.
Le prime vibes dal nuovo boss? Una bella dose di responsabilità, ma senza promesse da campagna elettorale. “Forte responsabilità – dice -, sappiamo che la nostra tifoseria è unica, sono contento della campagna abbonamenti. Non prometto nulla, voglio servire il Cagliari e non servirmi del Cagliari. Obiettivo mio e della squadra è rendere orgogliosi i nostri tifosi in casa e in trasferta”. Sui giocatori, è diretto: “Gaetano? Ha bisogno di giocare senza vincoli tattici che rischiano di imprigionarlo. Poi sarà il campo a parlare. Va valorizzato e responsabilizzato. Prati? Grande fiducia, non ha ancora espresso il suo reale valore. Anche qui deciderà il campo”.
E con i vecchi compagni? Niente drammi, restano amici ma con ruoli diversi. “Sono cinque: Pavoletti, Deiola, Zappa, Rog e Marin. Cambiano ruoli ma rispetto e stima restano”. Alla fine, Pisacane è pronto a far sventolare la bandiera rossoblù, e se le cose vanno storte, beh, è il calcio – tutti in campo a darci dentro.