Fabio Pisacane: Dal calcio di strada alle trappole del professionismo #Cagliari #CalcioReale #IntervistaEsplosiva
Fabio Pisacane, il nuovo timoniere del Cagliari, si è aperto in una lunga chiacchierata con La Repubblica, raccontando aneddoti che non risparmiano critiche al mondo del calcio. Con un passato segnato da incidenti e scelte coraggiose, l’ex difensore si trova ora a sfidare il suo vecchio mentore, Davide Nicola, passato alla Cremonese nella lotta per la salvezza. “Eravamo compagni a Lumezzane. Ero un ragazzo, mi ha accolto nella sua famiglia. Poi l’ho avuto come allenatore e mi ha salvato: un direttore sportivo in Lega Pro mi propose di vendermi una partita, lui mi consigliò di denunciare”.
La cicatrice sotto l’occhio di Pisacane è un marchio di fabbrica, frutto di un’infanzia turbolenta nei vicoli di Napoli. Non è roba da star hollywoodiane, ma da vita vera e spigolosa. Quando gli chiedono come se l’è procurata, risponde senza filtri: “È stato il parafango di un carretto delle granite. Avevo sei anni, giocavo a calcio per strada nei Quartieri Spagnoli di Napoli dove sono cresciuto. Correvo dietro a un pallone, sono stato investito”.
Il calcio non è sempre gentile, e Pisacane lo sa bene. La reazione del mondo del pallone al suo incidente fu inaspettata, quasi uno spot per l’ipocrisia del settore. “Mi contattò la FIFA. Prandelli mi invitò in ritiro con la Nazionale. A tavola con Buffon, Pirlo e Di Natale mi sentivo in un reality show”. Un salto da strada a riflettori, ma che lascia l’amaro in bocca per quanto sia effimero.
Anni dopo, il tema delle scommesse rimane una piaga, con giocatori che, nonostante il lusso, cadono preda di debolezze. Pisacane non edulcora la questione, puntando il dito su chi gravita intorno a loro. “Hanno tutto ma sono fragili. E intorno a loro orbitano figure non belle. I club oggi fanno di tutto per metterli in guardia, ma non è facile”. È un mondo che finge di proteggersi, ma le crepe sono evidenti, e Pisacane le espone con crudo realismo.