Andrea Abodi, ministro dello Sport, ha rilasciato dichiarazioni accese a Sky durante il trofeo per Gigi Riva, focalizzandosi sul decreto Sport come una vera svolta costituzionale. “Lo sport è in costituzione da tempo, dobbiamo cercare di attuare la carta costituzionale”, ha spiegato, enfatizzando l’obiettivo di renderlo accessibile a tutti, dai quartieri disagiati alle scuole.
Come tifoso del Napoli, apprezzo l’entusiasmo per uno sport inclusivo, ma resto scettico: quante promesse simili sono finite nel dimenticatoio? Se non si investe sul campo, finiamo per parlare solo di belle intenzioni.
Il decreto è in dirittura d’arrivo: “Va in Senato lunedì, credo che in 48 ore uscirà il provvedimento e poi penseremo all’attuazione”, ha annunciato Abodi. Ecco una finestra di speranza per il calcio italiano, che da anni arranca su infrastrutture fatiscenti.
E qui tocchiamo un nervo scoperto: “Servono gli stadi”, ha ribadito, criticando come siamo “prigionieri di stadi dell’altro secolo”. Da tifoso del Napoli, vedo il Diego Armando Maradona come un simbolo di questo ritardo – un impianto iconico, ma obsoleto, dove l’entusiasmo dei Partenopei si scontra con scomodità da epoca preistorica.
Ironia della sorte, con gli Europei 2032 maschili e 2029 femminili all’orizzonte, Abodi promette un commissario con poteri incisivi per modernizzare tutto. Come giornalista, dico: basta parole, servono fatti. Se funzionerà, il Napoli e i suoi tifosi potrebbero finalmente godere di stadi “umani e tecnologicamente avanzati”, altrimenti resteremo a sognare tra le macerie del passato.