Khvicha Kvaratskhelia si racconta al New York Times. “L’inizio è stato così fluido che sembrava un sogno. Ma a un certo punto, all’inizio, ho dovuto riprendermi, ricordare a me stesso che non era un sogno, che era la realtà, e dovevo trovare la forza in me stesso per viverlo”.
Il campione georgiano per il Nyt “sembra un poeta d’amore torturato o un appassionato studente di politica”. Invece è centratissimo, e spiega: “Tendo a cedere alla gratitudine. Sono grato per ogni pezzo di amore e affetto che le persone mi mostrano. E’ una fonte di motivazione e ispirazione. È una responsabilità enorme. Devo dimostrare ogni partita che posso mantenere le promesse”.
“La libertà è la mia firma, quando gioco amo quello che faccio”
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