giovedì, Luglio 24, 2025

Anellucci: L’avvio claudicante di Meret è solo l’ombra delle solite chiacchiere superficiali

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La notizia in breve

  • L'agente Fifa Claudio Anellucci critica la brutta figura del Napoli in amichevole, avvertendo di un potenziale campanello d'allarme per la squadra.
  • Anellucci sottolinea che i giocatori devono affrontare carichi di lavoro intensi senza lamentele, citando anche critiche alle scelte di mercato del Milan.

Il Napoli barcolla in amichevole: l’agente Fifa dice pane al pane #Napoli #CalcioInCrisi #AmichevoleFallimentare

In una chiacchierata su “1 Football Club” di 1 Station Radio, l’agente Fifa Claudio Anellucci ha analizzato senza peli sulla lingua la brutta figura del Napoli, persa 2-0 contro l’Arezzo in un test estivo. Non è il momento di fare i sentimentali: perdere all’inizio della stagione è come un ceffone che sveglia tutti, e Anellucci non si è risparmiato critiche.

“Beh, sicuramente non vale moltissimo, però lo sai meglio di me: perdere non è mai bello, soprattutto all’inizio. È una partita che lascia qualche dubbio, gambe imballate, soprattutto per come viene strutturata la preparazione del Napoli e per come l’allenatore imposta il lavoro. Quindi sì, magari è un piccolo campanello d’allarme, che io terrei acceso, ma già dalla seconda o terza uscita sarà tutt’altra storia. Quindi un po’ d’allarme ci può stare, ma senza fare drammi. È sempre brutto perdere, anche se giochi Napoli A contro Napoli B. Se perdi contro i ragazzi del tuo stesso club, è comunque una brutta sensazione. Ma ci sono tante attenuanti: giocatori appena arrivati, inizio di stagione, preparazione pesante… Lo sappiamo bene cosa significa il lavoro atletico con Conte. Le prime uscite sono sempre complicate. Ti dirò di più: io mi sarei preoccupato del contrario, se il Napoli avesse vinto 15-0. Quelle sono partite che non servono a niente. Vorrebbe dire che qualcosa non quadra, perché una vera preparazione deve essere intensa, soprattutto considerando che quest’anno il Napoli avrà tantissime competizioni. Fa tutto parte del gioco.”

Passando al portiere Alex Meret, che ha combinato un pasticcio in campo, Anellucci mette in fila i fatti senza troppi giri di parole: errori del genere non sono rari, ma quando capita al numero uno, diventa uno spettacolo per tutti. Secondo lui, potrebbe essere l’effetto di troppe chiacchiere estive e della pressione di un concorrente come Milinković-Savić.

“Sono situazioni che succedono sempre. Se sbaglia il portiere è più evidente, mentre se sbaglia un centravanti è meno grave, perché non si subisce gol e nessuno se lo ricorda. Questo inizio non proprio fortunatissimo di Meret forse riflette tutte le chiacchiere che si sono fatte in estate e che continuano a circolare. È possibile che ci sia un po’ di poca serenità, ci può stare. Però ha rinnovato da poco, quindi non credo ci siano segnali allarmanti. Sai com’è: quando sei in un grande club, la competitività è altissima. Se invece non hai un secondo portiere all’altezza, rischi di sentirti troppo tranquillo, quasi appagato. Ma in una squadra come il Napoli, se vuoi stare a certi livelli, devi accettare la concorrenza di un secondo portiere da top club. È normale.”

Sul fronte social, dove tutti si sentono esperti, c’è chi ha preso di mira Kevin De Bruyne per la sua forma fisica non proprio da copertina. Anellucci, senza mezze misure, stronca le scuse: un professionista deve esserlo e basta, che si chiami De Bruyne o un nome qualunque. Non c’è spazio per le giustificazioni, soprattutto con un allenatore come Conte al timone.

“Non è mai giusto. Che ti chiami Kevin De Bruyne o Antonio Pasquale, quando sei un professionista, devi esserlo a 360°. Poi magari ci sta: lui non ha giocato molto la passata stagione, ha staccato un po’, sapendo che avrebbe avuto del tempo prima di rientrare. Ma ti parlo per me: se sono un professionista, e vengo pagato – bene o male che sia – devo farmi trovare pronto. Se gli altri sono in forma, io devo esserlo ancora di più perché sono un top player. Comunque con quattro o cinque giorni con Conte, vedrai che torna in forma immediatamente. Non c’è proprio alternativa. I carichi di lavoro con Conte li conosciamo bene.”

Parlando dei carichi di lavoro di Conte, che hanno già fatto piagnucolare alcuni giocatori per fastidi muscolari dopo pochi giorni, Anellucci non ha pietà. È un ritornello vecchio: questi tizi vengono pagati una fortuna per correre dietro a un pallone, e se si lamentano dopo una settimana di sudore, è ridicolo. L’allenatore fa bene a spingere, senza badare ai lamenti.

“Io non credo stia esagerando. Un allenatore deve allenare un gruppo di 30 giocatori, ed è chiaro che devono adeguarsi loro, non il contrario. Conte ha un suo percorso, un suo programma, e va avanti per la sua strada, come è giusto che sia. Chi si ferma ha a disposizione i preparatori ed i medici. Certo, è una preparazione tosta. Ma stiamo sempre parlando di calciatori, di persone che fanno il lavoro più bello del mondo. Vengono pagati per correre su un campo, vengono applauditi o fischiati. Se fanno 15 giorni di ‘fatica’, non è nulla di straordinario. La vera fatica è quella di chi si sveglia alle 5 del mattino, prende quattro treni e porta a casa 1.200 euro al mese. Non certo quella dei calciatori. A me non fanno tenerezza, e lo dico da operatore del settore, con cognizione di causa. Conte fa bene, anzi, secondo me aumenterà ancora i carichi. Se sei un professionista, prendi uno stipendio da top player e giochi ad alti livelli, ti devi allenare anche tre volte al giorno. Su questo sono assolutamente dalla parte di Conte.”

Infine, sul mercato, con il Milan che ha piazzato il colpo Estupiñán, Anellucci non si entusiasma. È uno di quei trasferimenti che puzzano di moda passeggera: meglio pescare talenti dal proprio campionato, invece di importare sconosciuti che potrebbero sparire nel nulla. Ma alla fine, chi siamo noi per giudicare i grandi club?

“È un calciatore che era già passato in Italia, a Udine, senza lasciare traccia. Poi ha avuto un suo percorso di crescita. Non è uno che mi fa impazzire, così come non mi convinceva Emerson Royal. Non capivo tutto questo interesse per un giocatore così normale. Io ho un’altra filosofia: andrei a prendere ragazzi dal nostro campionato, darei loro l’opportunità. Ci sono tanti ragazzi bravi che non hanno spazio, non riescono a mettersi in mostra. In un club importante come il Milan, io farei scouting in Italia. Ma ripeto: io sto a casa a guardare la televisione, e i più bravi stanno a lavorare. Quindi evidentemente va bene così. Però ci tengo a dirlo: ci sono tanti giocatori bravi che meritano un’occasione. Io darei spazio a loro, piuttosto che andare a prendere un profilo che si conosce poco e che, magari, lascerà poco anche questa volta.”

In sintesi, Anellucci dipinge un quadro crudo del calcio moderno: tra errori, lamentele e scelte di mercato discutibili, è tempo che i professionisti si rimbocchino le maniche per davvero. Il Napoli ha bisogno di scrollarsi di dosso questa ruggine estiva, o il campionato potrebbe diventare un incubo.


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