AIA smentisce la secessione: arbitri in rivolta contro i soliti pasticci della FIGC?
Gli arbitri italiani non ci stanno a essere trattati come pedine in un gioco truccato. L’AIA ha risposto con un bel ceffone alle voci di un possibile addio, mettendo in chiaro che non si faranno dettare la linea da chi pensa di gestire tutto dall’alto. #ArbitriItaliani #CalcioReale #FIGCfail
L’Associazione Italiana Arbitri (AIA) ha preso posizione ufficiale sulle notizie che parlavano di un nuovo organismo separato, gestito direttamente dalla FIGC a partire dal prossimo anno. Il comunicato stampa dell’AIA smentisce categoricamente qualsiasi idea di scissione.
“In relazione ad articoli apparsi su alcuni organi di stampa nazionali, relativi a presunti scenari di secessione di arbitri di vertice dall’AIA per confluire in un nuovo organismo direttamente gestito dalle Leghe professionistiche e dalla FIGC, l’Associazione Italiana Arbitri – per voce del Presidente Antonio Zappi e dei rappresentanti degli arbitri, assistenti e VMO in attività Marco Guida, Filippo Meli e Paolo Mazzoleni – intende smentire con fermezza qualsiasi volontà, da parte dell’Associazione o dei suoi associati, di intraprendere percorsi di riforma che non prevedano il mantenimento della centralità tecnica e gestionale dell’AIA.”
Il presidente Zappi e i suoi hanno ringraziato il capo della FIGC, Gabriele Gravina, per il chiacchiericcio sull’incontro recente, ma solo per le chiacchiere sulle tutele economiche e il ruolo dell’AIA. Insomma, un modo per dire: “Grazie, ma noi comandiamo qui”.
Il comunicato va avanti con le parole dello stesso Zappi: “Il cambiamento è una scelta discrezionale né, tantomeno, l’ambizione personale di qualche dirigente, ma una necessità ormai improrogabile. Tuttavia, esso non può prescindere dal coinvolgimento dell’AIA, che da oltre cento anni rappresenta una garanzia di indipendenza, e terzietà per l’intero movimento calcistico”.
Sull’ipotesi di adottare il modello PGMOL come in Inghilterra, l’AIA è stata chiara: niente da fare. Preferiscono un “modello italiano” e Zappi lo spiega così: “Ogni realtà ha la propria storia, il proprio contesto, la propria identità – ha continuato Zappi -. Importare modelli esterni rischierebbe di compromettere quei valori di imparzialità, terzietà e indipendenza che garantiscono un equilibrio delicato e che hanno evitato il riemergere di scenari già vissuti in passato dal calcio italiano, con esiti estremamente negativi”.
Zappi e gli arbitri della CAN sono aperti alle riforme, ma solo se si rispettano due punti chiave: più tutele economiche e professionali per i big, e la piena autonomia dell’AIA dal calcio di base fino alla Serie A.
“Qualsiasi ipotesi futura – conclude Zappi – dovrà partire dal riconoscimento del valore dell’AIA, simbolo di eccellenza sportiva e punto di riferimento tecnico a livello internazionale. Lavorare insieme a FIGC e Leghe non solo è possibile, ma auspicabile, purché sia sempre garantita la distinzione dei ruoli, nel pieno rispetto delle competenze e delle responsabilità di ciascuno. È su queste basi che si potrà costruire una riforma condivisa, positiva e duratura, a garanzia di tutto il calcio italiano”.
Alla fine, sembra che gli arbitri vogliano solo essere lasciati in pace per fare il loro lavoro senza interferenze, in un mondo del calcio dove le promesse sono tante e i fatti pochi. Una riforma vera potrebbe essere l’unica via d’uscita da questo pantano.