Il mondo del calcio è sotto shock e il Napoli non si tira indietro. L’arbitro internazionale Marco Guida rompe il silenzio e affronta una tematica scottante: la violenza sugli arbitri. Ecco cosa ha dichiarato in esclusiva su CRC, radio partner della SSC Napoli. #Napoli #Calcio #GiustiziaSportiva
L’arbitro si è espresso in modo deciso riguardo alla serie di violenze subite da arbitri giovani: “Il tema delle violenze sugli arbitri è molto delicato soprattutto quando si parla di ragazzi di 14-15 anni che quotidianamente subiscono violenze.” È un appello doveroso, che mette in luce la vulnerabilità di chi si confronta con il mondo del calcio, spesso ostile.
Guida si è scagliato contro i media, colpevoli di dipingere l’arbitro come un nemico: “Sono i media e i giornali che rappresentano l’arbitro come la figura del nemico da insultare a prescindere chi ha gran parte della responsabilità di chi fa in modo che questi episodi accadono.” È un’accusa pesante, che fa riflettere sulla responsabilità collettiva in un sistema che spesso ignora le basi della sportività.
Ha poi condiviso un episodio che lo ha colpito: “Sono rimasto colpito dalla scena di una mamma di un ragazzo che mentre un giovane arbitro veniva aggredito gli gridava ‘venduto’.” Questo atteggiamento non fa altro che avvelenare l’ambiente, trasformando il campo di gioco in un’arena invece che in un luogo di apprendimento e crescita.
Con un tono fermo, Guida ha affermato che “Dall’anno prossimo sarà solo ed esclusivamente il capitano a poter parlare con il giudice di gara poiché il giocatore si sentirà responsabilizzato dei comportamenti della propria squadra.” Una mossa che potrebbe contribuire a ridurre la tensione e a responsabilizzare i giocatori, che non sono solo atleti, ma anche modelli per i più giovani.
Sulla questione dei limiti territoriali, Guida ha chiarito: “Non c’è nessun retropensiero, il nostro designatore arbitrale Gianluca Rocchi può scegliere il miglior arbitro per la miglior partita.” Una smentita decisa per chi insinuava motivi secondari nelle scelte arbitrali, rivelando il desiderio di arbitrare in un ambiente meno tossico.
Infine, sul tema della Finale di Champions, ha commentato: “No, è impossibile poiché sono fermo da un bel po’ per un infortunio.” La sua assenza nella massima competizione calcistica è sicuramente un peccato, ma la sua passione emerge forte: “Marco, ti assicuro che non permetterò a questi violenti di fermare la mia passione perché io amo arbitrare.” Un messaggio di resilienza, un grido d’amore per il calcio che parla chiaro: nonostante le avversità, la passione deve prevalere.
La situazione è seria e il mondo del calcio deve unirsi per proteggere chi, con dedizione e sacrificio, tiene vivo questo sport.