mercoledì, Dicembre 3, 2025

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Bianchi: “Il portiere è il nuovo libero! Lobotka e Romano? Ora è tutto stravolto”

Ottavio Bianchi: Il calcio italiano non è più al top #CalcioVecchio #DeclinoEuropeo #EvoluzioneCalcio

L’ex allenatore del Napoli Ottavio Bianchi ha condiviso le sue riflessioni sul calcio di oggi e di ieri, non risparmiando critiche al declino del campionato italiano con un tocco di cinismo che fa riflettere i puristi del gioco. Senza mezzi termini, Bianchi sottolinea come il football sia cambiato in modi che potrebbero far storcere il naso ai nostalgici, con un’evoluzione che non sempre è un progresso.

“Tempo fa i migliori giocatori erano in Italia, i protagonisti sono sempre i giocatori. Adesso il campionato italiano non so in che posizione metterlo a livello europeo. Un tempo i campioni venivano in Italia, adesso ci dobbiamo accontentare del quinto/sesto posto, e di questo poi ne soffre anche la nazionale.”

Bianchi non si ferma qui, passando a confrontare stili di gioco e aspetti pratici con una schiettezza che suona quasi irriverente. Parla di cambiamenti nel ritmo, nelle tattiche e persino nell’alimentazione, evidenziando come il calcio moderno sia un affare veloce e tecnico, ma forse meno genuino di un tempo.

“Lobotka-Romano? Sono due situazioni completamente diverse. Si gioca di più, si gioca in un fazzoletto e la velocità di esecuzione è aumentata. La velocità tra il calcio mio e quello di adesso sta tutto nel fatto che prima stoppavi la palla, alzavi la testa e poi facevi la giocata, adesso bisogna fare tutto indirizzando bene la palla. Ma non solo, perché il nostro libero dell’epoca adesso è il portiere. Ma poi anche l’alimentazione era diversa, noi prima delle partite mangiavamo riso alla parmigiana. Adesso ci sono medici dello sport che fanno soltanto questo, e la medicina è progredita in maniera sensibile. All’epoca erano medici specializzati in altre discipline prestati allo sport”.

In sintesi, le parole di Bianchi dipingono un quadro del calcio italiano come un relitto di gloria passata, dove l’adattamento al nuovo è inevitabile, ma non per questo meno frustrante per chi ha vissuto l’epoca d’oro.