Chef Cannavacciuolo e il Napoli: Dal primo posto ai tabù numerici
Lo chef stellato Antonino Cannavacciuolo, noto per le sue ricette piccanti quasi quanto la sua passione per il Napoli, ha condiviso pensieri irriverenti sul momento della squadra in vista della sfida con il Milan. In un’intervista, ha toccato temi caldi come il cammino in campionato, senza peli sulla lingua.
Cannavacciuolo ha smorzato gli entusiasmi premature sui titoli, affermando con realismo: “Di scudetto se ne può parlare tra febbraio e marzo ora ci godiamo le quattro partite vinte, il primo posto in classifica. Ma è lunga, è molto lunga”. È un promemoria tagliente: festeggiare troppo presto è da ingenui, soprattutto in un campionato dove tutti fingono di essere equilibrati.
Sul ruolo dell’allenatore, ha descritto un tipo che non molla un attimo, con un ghigno: “Lui è un professionista che non lascia niente al caso, basta guardarlo. Da quando c’è lui il Napoli gioca in 12 dal primo all’ultimo minuto. Antonio è uno di quei allenatori che dà tutto: è sempre in piedi davanti alla panchina che guida la squadra, gioca la partita con loro. Chi va allo stadio se ne accorge subito: è un ‘ragazzo’ che dà l’anima e alla fine è più stanco lui che i suoi giocatori (ride). Gli auguro veramente di poter vincere qualcosa non solo in Italia ma anche in Europa”. Insomma, un motivatore instancabile, quasi un maniaco del controllo, che fa sudare anche i fan dalla poltrona.
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Parlando dell’assenza di un certo attaccante, Cannavacciuolo ha liquidato le preoccupazioni con sarcasmo: “Lukaku nel gioco di Conte è fondamentale ma Hojlund e pure Lucca che il Napoli ha pagato tanti soldi, e per questo è stato criticato, sono due giocatori che possono fare bene allo stesso modo. Io poi credo molto in Lorenzo. L’ho detto fin dal primo momento, non ora perché ha segnato un gol al Pisa: secondo me lui e Hojlund faranno una gran bella stagione”. Critiche ai costi? Bah, secondo lui, sono solo chiacchiere da bar – questi qui potrebbero sorprendere tutti.
Sul confronto tra campionato e coppe europee, ha sparato dritto: “Il campionato è sempre il campionato, perché poi la Champions è una lotteria: vinci, vai avanti, arrivi in finale. Ma se perdi la finale non hai fatto niente, nessuno si ricorderà un secondo posto in Champions”. Un modo brutale per dire che i trofei nazionali sono quelli che contano, senza illusioni su glorie effimere.
Infine, con un tocco personale e un po’ superstizioso, ha ribadito la priorità: “Meglio vincere un altro campionato insomma… ‘Meglio vincere un altro scudetto e togliere il 4, che a me il 4 è un numero che non piace, per niente. Nel mio ristorante il tavolo quattro non esiste, mi dà fastidio. Perciò speriamo di toglierlo il più presto possibile…’ “. Un napoletano doc che mescola calcio e fobie personali, dimostrando che persino i numeri possono rovinare una stagione perfetta. In fondo, nel mondo del pallone, le superstizioni valgono quanto i gol.