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Capo ultrà ucciso, la questura “silenzia” la Curva Nord

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Alla vecchia maniera, senza striscioni né tamburi, tantomeno bandiere e megafoni. Gli ultrà della Curva Nord dell’Inter dovranno urlare più forte del solito per farsi sentire in campo il prossimo 9 novembre, quando i nerazzurri incontreranno al Meazza il Bologna.

Caso Curva Nord Inter, la decisione della Questura

Il divieto di ingresso per gli “strumenti” da stadio è una inedita decisione frutto delle analisi del Gruppo Operativo di Sicurezza della questura di Milano e delle indicazioni del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica presieduto dal prefetto Renato Saccone. Il provvedimento fa seguito all’azione violenta di alcuni ultras in occasione di Inter-Sampdoria dello scorso 29 ottobre, quando uno dei gruppi di supporter ha di fatto costretto una grossa parte dei presenti in curva a lasciare lo stadio in segno di solidarietà e omaggio nei confronti di Vittorio Boiocchi, storico capo ultras e fondatore dei “Boys San”, ucciso quel giorno poco prima dell’inizio della partita.

La notizia dell’omicidio ha raggiunto i tifosi quando erano già tutti sugli spalti e la reazione è stata rapida e compatta. Tutti via, anche chi voleva soltanto assistere alla partita. Schiaffi e spinte a chi si rifiutava. Per questo il questore Giuseppe Petronzi ha emesso 4 Daspo nei confronti di altrettanti protagonisti dell’azione, tutti ben noti agli investigatori e per tre quarti già finiti nei database delle forze dell’ordine.

Sarà della durata di 5 anni per un pregiudicato 52enne di Varese (già colpito in passato da Daspo) e di 2 anni per un 31enne milanese già indagato dalla questura di Napoli per “possesso di artifizi pirotecnici” durante l’incontro Napoli-Inter. Stessa durata per un 18enne milanese che dopo aver esortato “in modo deciso i tifosi a lasciare il settore, ne ha strattonato e spinto uno fino a farlo cadere a terra”.

Curva Nord Inter, i provvedimenti

Daspo di un anno, invece, per un 22enne incensurato. Gli investigatori della Digos sono riusciti a risalire ai responsabili grazie al sistema di video sorveglianza dello stadio Meazza e dei video pubblicati dai tifosi sui social. Tifosi che sul profilo della Curva Nord dell’Inter scrivono che “al di là dei divieti”, torneranno a fare “quello che meglio ci riesce e più ci compete: incitare la squadra. Anche perché siamo convinti che è proprio quello che Vittorio vorrebbe. Il tifo non si ferma quindi. Il tifo ci sarà e sarà più forte di prima”. E chiedono “a tutti gli interisti del secondo anello verde di vestirsi di neroazzurro (maglietta squadra o altro) e di indossare una sciarpa per colorare ugualmente il settore”.

E mentre la Squadra mobile, diretta da Marco Calì, continua a scavare per individuare responsabili ed eventuali mandanti dell’omicidio di Boiocchi, è stata accolta dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Milano la richiesta di sorveglianza speciale per un anno e mezzo con divieto di dimora nel capoluogo lombardo nei confronti di Andrea Beretta, capo della curva dell’Inter. Il 47enne Beretta ha precedenti per furto, rapina, sequestro di persona, violazione della normativa sugli stupefacenti, violenza e minaccia a pubblico ufficiale.

La sua pericolosità sociale, fanno sapere dalla questura, è dimostrata anche dall’aggressione compiuta lo scorso febbraio durante la partita di Champions League contro il Liverpool: nonostante fosse già sottoposto a Daspo, ha aggredito e ripetutamente colpito un “bagarino”, che per reazione ha avuto una crisi respiratoria.

Beretta, continuano gli investigatori, gli ha impedito di assumere un farmaco salvavita “rimanendo a lungo a osservarlo mentre era ormai a terra, cianotico e semi cosciente, senza adoperarsi in alcun modo per prestargli soccorso”. Se non fosse stato aiutato in extremis probabilmente sarebbe morto, aggiungendo così una croce davanti a questo campo che prima era solo di calcio.

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