Valentin Carboni, il gioiello argentino dell’Inter, si sfoga sul suo infortunio e la crescita: "La carriera è una giostra pazza, ma ho trovato il lato buono" #Inter #Carboni #CalcioMondiale
Valentin Carboni sta rubando la scena all’Inter, insieme a Pio Esposito, diventando l’uomo del momento. In una chiacchierata con La Gazzetta dello Sport, l’argentino non ha peli sulla lingua sul suo infortunio, ammettendo quanto gli abbia dato una bella sveglia.
"La carriera era andata così in fretta che, magari, avevo fatto un po’ di fatica a gestirla, ma ora so che tutto capita per una ragione nella vita. Anche se ho sofferto tanto, in questo intervento al crociato vedo quasi del buono. Mi ha aiutato a maturare e a migliorare dove serviva: sono diventato più completo come persona e come calciatore. Mi sento più forte muscolarmente e nella mentalità, più motivato di quanto fossi prima".
Sull’evoluzione dell’Inter con i giovani, Carboni è diretto: il club sta cambiando marcia? Lui vede un’opportunità, ma ricorda che non è una passeggiata tra campioni.
"È un buon momento, magari ci ‘vedono’ di più rispetto a quanto capitava prima e poi adesso c’è Chivu, abituato a lavorare con i ragazzi e a lanciarli. Noi dobbiamo solo spingere al massimo per avere le nostre chance: se le meriteremo, arriveranno. Ma ricordiamoci sempre che questa è l’Inter: con tanti campioni non è mai facile emergere e, a volte, è necessario farsi le ossa altrove per poi tornare".
E Lautaro Martinez? Come connazionale, ha un peso speciale per Carboni, che lo descrive senza filtri come un leader che sa cosa significa sudare per un traguardo.
"È un capitano e un esempio, con le parole e con i fatti. Era felicissimo per il mio gol, lui c’era ad Appiano mentre facevo riabilitazione e sa quello che ho passato e cosa significhi per me essere qua negli Stati Uniti al Mondiale per Club con l’Inter".
In sintesi, Carboni emerge come un talento temprato dalle difficoltà, pronto a farsi valere in un mondo del calcio dove i ragazzi devono combattere per il loro spazio, dimostrando che gli infortuni non sono solo inciampi, ma lezioni da incassare.