Willy Caruso si prepara alla battaglia contro la Virtus Bologna: pressione da gestire e esperienze da ricordare #NapoliBasket #SerieABasket #SportItaliano
Guglielmo “Willy” Caruso, centro del Napoli Basketball, ha parlato a Radio Crc durante “Speak&Roll”, condividendo i suoi pensieri sull’esordio contro la Virtus Bologna. Senza giri di parole, ammette che la pressione è inevitabile, ma la usa a suo vantaggio, come un fuoriclasse che non si piange addosso. “E’ giusto che la pressione ci sia perché sono il primo a voler fare bene, cerco di tramutarla in carica che può aiutarmi a dare di più. Gli anni di Milano un po’ si sentono, non è facile tornare a pieno ritmo, essere un giocatore importante per una squadra e ne sono consapevole. Ma so di avere la fiducia dei compagni e della società per integrarmi al più presto, poi di natura sono sempre molto positivo. So che c’è molto lavoro da fare ma sono tranquillo”.
Parlando della sua formazione, Caruso sottolinea come l’esperienza al college sia stata un vero banco di prova, un rito di passaggio che lo ha temprato, trasformando difficoltà in crescita personale. Non è roba da tutti, uscire dalla propria comfort zone e costruirsi un futuro. “L’esperienza del college è un qualcosa che mi porto nel quotidiano anche oggi, sentendomi con coach e compagni di allora. Grazie a loro sono uscito da una comfort zone che mi ha portato a crescere in fretta, anche come uomo, superando delle difficoltà che ci stanno per chi parte da zero. A Santa Clara ho costruito legami importanti, sono quelli che, insieme ai ricordi, rimangono a un atleta quando finisce la sua carriera”.
Sul suo passato a Milano, Caruso è diretto: non è uno che rimugina, ma con un pizzico di sincerità amara, ammette che forse avrebbe dovuto pensarci due volte. Un mix di alti e bassi che lo ha forgiato, lavorando con un tipo tosto come Messina. “I DUE ANNI A MILANO? LI RIFAREI MA…” – “Non sono uno che pensa molto al passato e ad eventuali rimorsi. Quando scelsi Milano vivevo un momento in cui sentivo che era la scelta più giusta. Col senno di poi, forse, mi sarei presto un po’ più di tempo dopo la bella stagione a Varese. Sicuramente negli ultimi due anni c’è stato un mix di cose positive e negative: non è facile comunque giocare e allenarsi a corrente alternata, anche se ho avuto l’opportunità di lavorare con un coach duro ed esigente come Messina, che chiede sempre tanto e vuole che tu sia pronto dal primo minuto anche dopo due settimane che non giochi. Non rinnego nulla, ripeto, è un percorso che comunque mi ha aiutato, un’esperienza in cui ho conosciuto anche grandi campioni come Mirotic e Pippo Ricci”.
Quanto al suo ruolo in campo, Caruso è pragmatico: giocare da quattro potrebbe essere utile per la carriera, ma al momento non è prioritario, con il roster già ben coperto. Meglio concentrarsi su dove può fare la differenza.
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Sul rapporto con l’allenatore, Caruso apprezza lo stile esigente di Coach Magro, che pretende lettura del gioco e collaborazione, spingendo i lunghi a non starsene con le mani in mano. È un approccio che non lascia spazio ai deboli. “IL RAPPORTO CON COACH MAGRO – “Coach Magro è un allenatore esigente, mi piace molto a livello di letture e chiede a tutti positività e fiducia l’un l’altro. Vuole aiutarmi a tornare il giocatore che ero, a migliorare le mie carenze, a essere protagonista in un gioco dove molto passa dalle mani delle guardie ma anche noi lunghi dobbiamo trovare lo spazio per creare assist”.
Analizzando l’avversaria, la Virtus Bologna, Caruso non edulcora: teme giocatori come Niang e Edwards, descrivendo una squadra di alto livello, con roster profondo e giocatori navigati. Il Napoli, però, si sta preparando con grinta. “LA VIRTUS BOLOGNA? TEMO SOPRATTUTTO NIANG ED EDWARDS” – “Nella Virtus trovo pericoloso Saliou Niang, con cui ho condiviso anche la maglia azzurra e sta crescendo tantissimo, credo che soprattutto nel campionato italiano farà grandi cose essendo un’ala molto fisica e versatile. Ovviamente c’è Carsten Edwards, cui dovremo cercare di togliere delle certezze come il tiro da tre e l’attacco a ritmi alti. Comunque parliamo di una squadra di Eurolega, un roster profondissimo con ottimi tiratori e giocatori esperti come Pajola e Hackett. Mi ha impressionato anche Smailagic come lungo molto duttile, per quanto riguarda noi veniamo da una buona settimana, stiamo preparando la partita nel modo giusto, c’è tutta la voglia di fare bene”.
Infine, Caruso punta i riflettori su una possibile outsider del campionato: Trieste, una squadra che potrebbe scalare le classifiche e dare filo da torcere ai big. Conosce alcuni elementi e sa che il pubblico è acceso, rendendola una minaccia reale. “LA SORPRESA? TRIESTE NELLE ZONE ALTISSIME” – “Trieste può essere la sorpresa, soprattutto nelle zone alte, a ridosso di Milano e Bologna. Conosco alcuni dirigenti e giocatori come Colbey Ross e Markel Brown già miei compagni a Varese. La piazza è calda, loro possono accendersi improvvisamente, sono da temere”.
In sintesi, Caruso emerge come un giocatore esperto e determinato, pronto a lasciare il segno in questa stagione di basket italiano, dove ogni partita è una prova di fuoco.