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Chiariello avverte che il Napoli non si è mai ripetuto ma ora coesione e il vincente Conte fanno tremare i rivali

#Napoli, storia e polemiche: da Maradona ai 91 punti fino a Reggio Emilia — Chiariello mette sul tavolo memoria, scippi e un Conte che non fa sconti. #SerieA #Calcio

Il giornalista Umberto Chiariello è intervenuto ai microfoni di Radio Crc con il suo ‘Punto Chiaro’, queste le sue parole:

“La partita con il Sassuolo ci deve far riflettere sulla nostra storia. Nel 1987 il Napoli vinse il secondo Scudetto, quell’anno il Napoli non era una candidata per il titolo ma lo erano le solite note. Ma parliamo dell’epoca in cui il Verona era al massimo del suo ciclo. Il Napoli era considerato una outsider, l’anno prima era arrivato terzo. Si scriveva e si leggeva che il Napoli era una outsider ma con la variabile Maradona che avendo vinto il Mondiale quasi da solo, al Napoli nulla era precluso. Detto fatto, il Napoli vince quello scudetto meritatamente, incontrando poca resistenza strada facendo. Ma era un Napoli che – le sue parole riportate da Tuttonapoli.net – aveva Diego Armando Maradona. L’anno dopo il Napoli con lo scudetto sul petto partì alla grandissima, fece il vuoto dietro di sè. Il Napoli sembrava non avere rivali con Maradona-Giordano-Careca, alla fine il Milan ci sorpassò nello scontro-scudetto il 1 maggio. Il Napoli era stato costruito per durare e partì bene l’anno dopo lo scudetto. Un’anomalia per una storia come quella di Napoli, che ogni volta che aveva provato a vincere lo scudetto l’anno dopo aveva fallito miseramente, come nel 1970/71.”

“Noi non siamo mai stati capaci di ripeterci, anche quando abbiamo solo provato a vincere. E la storia si è ripetuta anche recentemente. Perché dopo l’anno dei 91 punti di Sarri in cui ci hanno scippato lo Scudetto, con decisioni arbitrali sbagliate in serie in favore della Juventus, l’anno dopo arrivò Ancelotti e facemmo secondi ma senza mai lottare per il titolo. È successo di nuovo, anche peggio. Dopo Spalletti, terzo Scudetto dopo 33 anni, il Napoli guidato da Garcia finisce decimo. Perché questo excursus storico? Primo, la storia bisogna ricordarla sempre, insegna. Secondo, ci riporta a quello che è successo a Reggio Emilia: il Napoli si presenta e domina, con una sicurezza, una ferocia, un’attenzione, degna del miglior contismo. Perché Conte nella sua carriera in Italia, ha fatto solo: primo, primo, primo, secondo, primo posto. Mai meno di questo. Lasciate perdere l’apprendistato con l’Atalanta. Va alla Juventus, primo tre volte. Va all’Inter, secondo posto e finale di Europa League, l’anno dopo primo posto. Va via dal campionato, quando torna va al Napoli e arriva primo dopo un decimo posto.”

“Questo signore qui, a parte al suo esordio in Serie A all’Atalanta, ha allenato solo sei stagioni: cinque scudetti e un secondo posto, vincendo in tre piazze diverse tra cui Napoli, che non è una piazza storica. Questo è Antonio Conte. E a Reggio Emilia ci ha fatto vedere una squadra determinata, feroce, sicura, che ha dominato in lungo e in largo. Con i Fab Four, i quattro centrocampisti, che ruotavano continuamente e non riuscivano mai a prenderli. Lucca che faceva la battaglia, Di Lorenzo che si aggiungeva in regia… Il Sassuolo, la migliore delle neopromosse, si è fatto piccolo piccolo, e guardate le altre che hanno fatto. Il Pisa ha pareggiato a Bergamo e addirittura la Cremonese ha vinto a San Siro contro il Milan. Quando dicono Allegri è come Conte, ma quando mai! Fatelo fare a lui, prendere squadre devastate e fargli vincere lo scudetto. Il valore aggiunto di questo Napoli è la coesione, quella che non si era mai vista negli anni successivi a quando il Napoli ha vinto o era vicino a vincere”

Chiariello ripercorre decenni di alti e bassi senza troppi giri di parole: dalla stagione di Maradona alle oscillazioni successive, passando per l’anno dei 91 punti e le polemiche arbitrali, fino alla lettura dell’attualità a Reggio Emilia. Secondo il giornalista, il filo che unisce questi episodi è la difficoltà del Napoli a ripetersi e, oggi, la forza della squadra guidata da Conte sta nella ferocia e nella coesione mostrate sul campo.

Un’analisi netta e aggressiva, che non risparmia critiche né indulgenze: memoria storica, confronto con il passato e un encomio esplicito alla compattezza della squadra come valore determinante.

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