Il Napoli: Storia di Frustrazioni e Rinascite, con Conte al Volante
“E’ stato un discorso che, come ha ben spiegato ieri Garlando sulla Gazzetta dello Sport, richiama una strategia quasi “gesuita” da parte di Antonio Conte. E allora guardiamo un po’ com’è la situazione di questo Napoli. Perché la presentazione di Ag4ain ci ha fatto riflettere.”
Il Napoli ha una storia calcistica che potremmo definire un po’ imbarazzante per i suoi tifosi, con periodi di totale impotenza competitiva. Basta guardare agli anni di Lauro: una squadra che arrancava, piazzandosi sesta, sesta, quarta, quinta, sesta, quattordicesima, undicesima, quarta, settima, tredicesima. Quei due quarti posti illudevano tutti, ma poi la caduta in Serie B nel ’60-’61 fu un bel ceffone. Dopo Lauro arrivò Fiore con promesse da fuoco d’artificio, portando Sivori e Altafini, ma poi Ferlaino entrò in scena strappando le azioni alla vedova Corcione – roba da far imbestialire i fan, come me che c’ero e ho vissuto quella frustrazione da bambino a uomo. Si partiva ogni anno senza speranza, con rare fiammelle di illusione.
“Dopo un secondo posto col Milan di Pesaola, arriva Chiappella. Sogniamo lo scudetto, ma ci viene scippato a San Siro da un arbitro pavido. Nel ’68-’69 siamo settimi, poi sesti. C’è l’anno magico del terzo posto… e poi? Ottavi, noni. Si riparte con Vinicio, e arriva il ciclo che ancora oggi ricordiamo con affetto: terzo, secondo, poi il quinto posto e l’arrivo di Savoldi. La Coppa Italia. Ma poi ricomincia il tran-tran: settimi, sesti, decimi. Arriva Marchesi, Krol, un terzo posto… e di nuovo noni, undicesimi. Poi l’avvento di Maradona. E dopo Maradona, il decennio più brutto della nostra storia di tifosi.”
E ieri, ho sentito un presidente sparare: “Ma mica finisce qua. Stiamo già lavorando a nuove emozioni. Abbiamo vinto due scudetti in tre anni, quattro vittorie di fila, siamo considerati favoriti al titolo.” L’unico rompiscatole che ha stravolto le solite dinamiche italiane è lui, Aurelio De Laurentiis, con le sue sparate e intemperanze. Fa quasi ridere, con quel modo rustico e velocissimo, ma almeno è attivo. Eppure, qui a Napoli, c’è un bel gattopardo in azione: Antonio Conte, l’uomo della restaurazione. Tra chiacchiere di innovazione, lui butta fumo negli occhi per distrarre dal gruppo. Questa squadra è identica a quella dell’anno scorso, senza Lukaku sarebbe la stessa esatta. L’unico nuovo arrivo che fa discutere è Kevin De Bruyne.
Il Napoli ha confermato dieci titolari, e l’undicesimo era praticamente perso a gennaio, sostituito da Neres e poi Raspadori. L’unico vero innesto è De Bruyne. E gli altri? Noa Lang, buttati 25 milioni più bonus, dove è finito? E Gutierrez, altri 20 milioni per sfrecciare a sinistra? Nemmeno l’ombra. Intanto, chi ruba la scena? Non Olivera, il titolare dello scudetto, ma Spinazzola, la terza scelta, che sta brillando. Beukema è entrato solo per l’infortunio di Rrahmani, e al suo ritorno, accanto a lui c’è Juan Jesus, l’eterno affidabile. A centrocampo, dicevano: De Bruyne arriva, esce uno tra McTominay e Anguissa. Macché, Conte li tiene tutti. Politano, sempre sul punto di essere rimpiazzato, ora è intoccabile. Di Lorenzo, tanto criticato, è confermato alla grande. Meret si è ripreso il posto dopo essere dato per spacciato, grazie alle parate di Milinkovic-Savic. C’è concorrenza, ma i titolari sono gli stessi, con l’unica novità della qualità di De Bruyne, nonostante 200 milioni spesi.
“Conte? Qualcuno lo accusa di braccino corto. Qualcuno lo dice conservatore. Qualcuno lo chiama camaleontico. Ma è primo in classifica, imbattuto da sette mesi, sedici turni utili, miglior striscia nei top campionati europei, quattro su quattro in avvio di stagione. E due trasferte da sogno anche sul piano del gioco.”
Eppure, a Napoli, c’è sempre il solito gufo che brontola. Ora compriamo in Premier League, e la statura della squadra si vede con Anguissa, McTominay, De Bruyne, tutti dalla Premier. Niente più robetta da Fulham o Celta Vigo, ma da Manchester City e United. Davanti c’è Højlund, anche lui dalla Premier. Accanto a questi, continuiamo a pescare da Empoli, Udinese, Torino – i nostri soliti pozzi, ma almeno abbiamo alzato un po’ l’asticella.
Oggi, il Napoli è il punto di riferimento del calcio italiano, con una forza e solidità che si sente. Ieri sera, lo ammetto, ho provato un’onda di affetto per questa squadra che va a Milano carica di energia, passione e cuore – qualcosa che solo Napoli sa dare. Non ricordo un momento così nella storia, e anche se la memoria ogni tanto mi inganna, vi giuro che un’era del genere non l’abbiamo mai vissuta.
- 25 Settembre 2025 - 20:56
- 25 Settembre 2025 - 20:45
- 25 Settembre 2025 - 20:34