Analisi tagliente su Milan-Napoli: una partita gonfiata che non conta un cazzo, o forse sì? Scopriamolo con le parole di Chiariello. #SerieA #CalcioItaliano #NapoliVsMilan
Il giornalista Umberto Chiariello ha offerto il suo classico “Punto Chiaro” durante un intervento radiofonico, smontando con sarcasmo la hype attorno alla partita Milan-Napoli. Secondo lui, questa gara è stata pompata oltremodo, nonostante non decida nulla di decisivo. Eppure, c’è un perché dietro tutto questo baccano, legato a come certe sfide influenzano le stagioni.
“Milan-Napoli è una partita che non decide nulla, eppure è stata pompata in maniera eccessiva, enorme. C’è un motivo? Sicuramente sì. Ogni anno ci sono delle partite che sono degli snodi e che sono le partite che indirizzano le stagioni per mille motivi e non sono vissute tutte alla stessa maniera. Se si incontrano due squadre, non è detto che il peso della gara sia identico per entrambe. Mi spiego meglio.”
Parlando del Napoli, fresco campione d’Italia e reduce da una striscia di vittorie, Chiariello sottolinea come non abbia perso punti contro le squadre più deboli, a differenza di Milan, Roma e Juve. È un modo per evidenziare la solidità della squadra partenopea, che ha affrontato avversari di fascia bassa senza inciampi.
“Il Napoli, che è campione d’Italia e viene da quattro successi consecutivi. Finora non ha perso punti di fronte a piccole del torneo, come ha fatto il Milan, come ha fatto la Roma, come ha fatto la Juve a Verona. La Roma è caduta contro un piccolo Toro in casa propria, la Juve ha pareggiato a Verona. Sì, ci sono stati gli errori arbitrali che l’hanno penalizzata, ma nel secondo tempo c’è stato solo il Verona in campo e il Milan addirittura è caduto in casa con la Cremonese all’esordio, salvo poi infilare tre successi in campionato e uno in Coppa Italia consecutivi, quattro vittorie. L’Inter è caduta in casa con l’Udinese, il Napoli no. Il Napoli con Sassuolo, Cagliari e Pisa, volendo considerare la Fiorentina una squadra di seconda fascia, ma non certo di quarta fascia, se vogliamo dividere il campionato in quattro fasce. La prima fascia, quella che lotta per la Champions, la seconda fascia quella che lotta per le altre coppe europee, la terza fascia quella del limbo di centroclassifica che non è né carne né pesce, quella a cui appartiene forse il Torino se non viene invischiato in altre situazioni, quella che bordeggia tra il nono e il 12º posto più o meno. E poi c’è la quarta fascia, che è quella composta da coloro che lotteranno per non retrocedere. Il Napoli finora ha incontrato tre squadre di terza/quarta fascia. Se il Cagliari può ambire ad essere una di terza, parte da quarta, cioè dalla lotta di retrocessione, ma può ambire e salvarsi facilmente. Quindi il Pisa è da quarta fascia sicuro, il Sassuolo per il momento è quarta fascia, anche se può ambire una terza, ma parliamo appunto di squadre di bassa/centro bassa classifica. L’unica la Fiorentina che è partita malissimo, ma che è una squadra di seconda fascia, appunto, di quelle che ambiscono entrare nelle coppe, anche se non dalla porta principale della Champions, né tantomeno in lotta scudetto e non ha perso punti.”
Passando all’approccio delle due squadre, Chiariello fa un paragone con il primo scudetto del Napoli, ricordando come certe vittorie storiche abbiano segnato la stagione. Non è una lode mielosa, ma un’analisi cruda su come una partita possa cambiare il morale.
“Come si approcciano le due squadre a questa partita? Se ricordiamo il primo scudetto del Napoli, quand’è che il Napoli svoltò? Non mi dite la partita di Torino con la Juventus. Quella fu la partita della consapevolezza, quell’1-3 che è rimasto nella storia di rimonta. Tra l’altro la partita della svolta fu a novembre, quando il mercato che all’epoca era detto di riparazione e si giocava nel mese e si operava nel mese di novembre, il Napoli faticava parecchio a inizio campionato per mancanza di equilibrio a centrocampo. C’era un vuoto che non era stato riempito, Eraldo Pecci, il regista della squadra. Aveva deciso e scelto di non restare. Non andava d’accordo con Bianchi, l’allenatore, voleva riavvicinarsi a casa, insomma, mollò. Il Napoli non aveva in organico un sostituto di Pecci, aveva due grandi mediani, Nando De Napoli detto ‘Rambo’ e Salvatore Bagni che giocava sul centrosinistra, ma non aveva l’uomo in mezzo che equilibrava la squadra. A inizi di novembre il Napoli sacrifica il lungagnone Raimondo Marino, che va alla Lazio con pochi spiccioli. Si va a prendere un giocatore che ormai è fuori dal grande calcio, che era stata una promessa in gioventù, un ragazzo originario di Saviano vicino Nola, che era finito alla Triestina in Serie B. Ciccio Romano, che Maradona battezzò la Tota. Esordì subito all’Olimpico di Roma, se ricordo bene, Giordano da parte sua fa una magia clamorosa servendo un lob in area di rigore a Maradona che taglia e si incunea. Maradona ancor più da parte sua, senza far cadere la palla a terra di sinistro palleggia e tira e trova il gol. Il Napoli sbanca l’Olimpico. Stiamo parlando degli anni ‘80 dove la Roma era forte, ma molto forte e quella vittoria eleva completamente il tono della stagione fino alla consapevolezza che sarebbe stata un’annata scudetto sancita a Torino con la vittoria.”
Per il Napoli, una sconfitta a Milano non sarebbe catastrofica, vista la loro forma attuale. Ma per il Milan, in fase di ricostruzione, questa partita potrebbe definire la loro stagione, con rischi di un ridimensionamento contro avversari tosti.
“Ma quando si dice quali sono le partite chiave di quella stagione, una è la vittoria di Roma e poi arriva quella di Torino. Sono gli snodi di un campionato. Ora, se il Napoli perde a Milano, ci può stare. Sì, non perde da 7 mesi, 16 partite utili consecutive in campionato. Il Milan è in grande crescita, ambizioni, c’ha giocatori che possono farti male, i vari Rabiot, Pulisic, Gimenez, quando entra Leao, Modric ovviamente. Insomma qualcuno in grado di vincere la partita ce l’ha, può vincerla. Al Napoli gliene cale? Gli toglie qualcosa? Sì, tre punti in classifica, può venire agganciata dalle inseguitrici a nove punti, vale a dire quelle che hanno rimediato all’errore fatto in questo avvio di stagione. Mon certo dall’Inter che è ancora parecchio indietro. Può essere sorpassata dalla Juve di un punto? Forse sì, ma la Juve c’ha l’Atalanta. Attenzione, attenzione che non è una partita comoda. E poi? E’ pienamente in corsa, cambia niente per il Napoli. Non è una partita chiave, non è uno snodo. Certo, vincere a San Siro ti dà sempre convinzioni, autostima, punti, è sempre una vetrina importante. Sicuramente contribuisce, mettendo un altro mattone di quelli belli, pesanti, sul cammino di un campionato importante che si spera sia coronato da un altro titolo. Ma se questo mattone non arriva non è niente di grave. Se dovesse arrivare un pareggio, manna dal cielo, a patto che poi non si sgarri con lo Sporting e col Genova. Là non si può sbagliare. Se invece vince il Milan cambia tutto.”
In sintesi, per il Milan questa è una chance per affermarsi, altrimenti rischia di scoprirsi sovrastimata. Chiariello conclude con un tocco cinico: fermare i rossoneri a San Siro potrebbe neutralizzarli, rendendo la stagione più gestibile per gli altri.
“Per loro, però per loro questa è una partita che eleva il loro tono. Il Milan non sa chi è. E’ una squadra in costruzione con nuovo allenatore, che deve trovare una sua dimensione e deve capire che cos’è: se è una squadra che lotta per entrare in Champions, se è una squadra che lotta addirittura per lo scudetto, se è una squadra che invece si è sopravvalutata e può uscirne con le ossa rotte dalle prossime due. Perché nelle prossime due accade questo: che dopo il Napoli c’ha la Juve e quindi da questo doppio confronto Napoli Juve il Milan potrebbe uscirne ridimensionato. Questo è il problema del Milan, capire in queste due prossime partite qual è la sua dimensione. Per cui una vittoria sul Napoli darebbe quell’abbrivio, quel convincimento che si può lottare ai massimi livelli e diventerebbe un cliente pericoloso. Ecco perché questa partita diventa importante, non perché Milan-Napoli che da sola accende i riflettori in automatico e che comunque San Siro è comunque un qualcosa che dà lustro, dà fiducia e tutto il resto. Serve perché il Napoli in questa partita che è asimmetrica rispetto alle aspettative e alle conseguenze della partita stessa, va a colpire alla testa il serpente che si snoda ed è il Diavolo rossonero sotto le sembianze della serpe pronta a colpirti. E il serpente lo si neutralizza colpendolo alla testa. Questo è l’effetto collaterale più importante del fermare il Milan a San Siro, anche solo con un pareggio, già basterebbe e poi se uno non vuol pensare sempre al massimo della vita, che sarebbero tre partite, tre vittorie e grazie, c’è poco da discutere. Firmeremmo tutti per tre partite, tre vittorie. L’obiettivo che secondo me realisticamente il Napoli può portare a casa è fare sette punti in tre partite: pareggio a San Siro e le due vittorie obbligatorie in casa con Sporting e Genoa. Anche lì una bella firmetta non sarebbe da disdegnare. Mai dire mai alla Provvidenza, questo Napoli può far tutto, ma la può anche perdere. E allora finiamo così. Comunque vada restiamo sereni.”
In ultima analisi, questa partita potrebbe essere un test rivelatore, con il Napoli che ha poco da perdere e il Milan tutto da dimostrare, in un campionato dove le illusioni durano poco.
- 26 Settembre 2025 - 21:32
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