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Clemente di San Luca a TN: “Allarmante ignoranza di alcuni addetti nell’applicare le regole, sembrano non aver mai letto un regolamento”

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Il prof. Guido Clemente di San Luca commenta le polemiche sul Var: critica l’ignoranza diffusa e le contraddizioni degli ex addetti ai lavori. Parla anche del match col Bologna e della rincorsa all’Inter. #ForzaNapoli #SerieA #VARcontroversy


Il professor Guido Clemente di San Luca, Docente di Giuridicità delle regole del calcio presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Vanvitelli, ha rilasciato un’esclusiva in cui commenta le recenti polemiche legate all’utilizzo del Var. "Pur avendo giocato e allenato nel calcio (non calcetto) amatoriale (sì, ma federale) per più di cinquant’anni, posso anche accettare l’apprezzamento – non lusinghiero e poco gentile – che capisco soltanto di «palle di pezza». Quello che è inaccettabile, però, è che i sedicenti o presunti ‘addetti ai lavori’ continuino a parlare a sproposito delle regole del calcio ignorandone il dettato. Senza, cioè, conoscerle e soprattutto senza sapere che si tratta di norme giuridiche, che vanno lette, interpretate, applicate e discusse in quanto tali." Qui il professore mette in luce l’incompetenza di molti commentatori sportivi, che trattano le regole del calcio come se fossero opinioni personali, dimenticando che sono leggi da rispettare.


Continua il professore: "Questa ignoranza diffusa è assai preoccupante, perché consente di continuare a violarle, non solo impunemente, ma – quel che è peggio – con una giustificazione che, pur radicalmente erronea, viene presa per buona perché proposta da ex calciatori, ex allenatori, ex arbitri ed ex dirigenti, che traggono la loro autorevolezza in via esclusiva dall’essere più o meno famosi. Fanno, infatti, affermazioni grossolanamente inappropriate, alle quali, dal ‘sistema calcio’ nel suo insieme, a nessuno che abbia anche minime basi o conoscenze giuridiche viene consentito di replicare." Clemente critica duramente il sistema che permette a queste figure, spesso più note per la loro carriera passata che per competenze giuridiche, di influenzare le discussioni senza contraddittorio.


E ancora: "Hanno chiaramente timore di essere ‘denudati’. Temono il confronto serio, perché sanno bene che da esso sortirebbe una significativa diminuzione del potere arbitrario che detengono di fatto. Non vogliono che la «valutazione soggettiva» degli arbitri venga ridotta. Perché – è chiaro a tutti – quanta più questi ne hanno, più gli è possibile mettersi al riparo dalle critiche che denunciano iniquità e favoritismi, nascondendosi dietro la fisiologicità dell’errore umano: l’«errore scusabile». Ma – vorrei domandargli – se si tratta soltanto di errori, qual è la ragione per cui contrastano i ‘meccanismi’ che sono in grado di circoscriverli al minimo?" Il professore accusa gli ex addetti ai lavori di voler mantenere un potere decisionale soggettivo, sfuggendo al confronto che potrebbe ridimensionare questo potere.


Clemente cita anche un articolo di Paolo Casarin sul Corsera: "La risposta può rinvenirsi nell’articolo «Arbitri e tecnologia, come migliorare il rapporto», comparso nella rubrica «Fischio finale» sul Corsera del 6 aprile scorso, a firma di Paolo Casarin, ex arbitro oggi opinionista autorevole e molto seguito. Nel pezzo – che, a dirla tutta, non si segnala per spiccata linearità e coerenza concettuale – egli lascia intendere, nemmeno tanto implicitamente, che «un gioco spontaneo» come il calcio non sia adatto a metri di valutazione oggettivi come quelli derivanti dall’uso della tecnologia VAR. Eppure, egli espressamente afferma che «Anche un arbitro esperto può sbagliare. Ha bisogno di capire quello che è successo a pochi passi da lui». Ma, subito a seguire, aggiunge che «tra grida e urla l’arbitro di campo, chiama l’amour arbitro, seduto nella sala Var, pronto a fargli vedere la “verità” scoperta dalla televisione». Come a dire che questa «verità» sia fasulla, perché quella autentica può rilevarla solo l’arbitro in campo. Tant’è che mette in evidenza che «questo insieme tecnico» presenta «limiti della capacità di misurare», la quale andrebbe riconosciuta solo alla percezione umana del fatto. Una contraddizione palese. Se c’è un errore, vuol dire che la percezione umana è stata fallace." Qui emerge la contraddizione di Casarin, che sembra voler difendere l’infallibilità dell’arbitro sul campo contro l’oggettività del VAR.


Infine, il professore guarda avanti: "2. A Bologna abbiamo sprecato una ghiotta occasione per accorciare sull’Inter. Dopo un primo tempo eccellente, la squadra s’è spenta. Stellini ha dichiarato che non è questione fisica, ma di testa. Sta di fatto che la cosa si sta ormai ripetendo sistematicamente. Allora, io che capisco solo di «palle di pezza», mi domando: ma perché al 15° del secondo tempo non si mettono in campo 2-3 giocatori freschi? Che sia questione fisica o di testa, forse la squadra si darebbe una scossa. Adesso, comunque, bisogna puntare a vincere le ultime sette partite. Sarebbe folle accontentarsi del secondo posto". Clemente esprime delusione per la prestazione contro il Bologna, sottolineando la necessità di cambiare marcia e non accontentarsi, puntando alla vetta del Campionato.


Il commento del professore è un invito chiaro ai tifosi partenopei: non accontentarsi e spingere la squadra verso la vittoria finale. La strada è ancora lunga, ma con determinazione e un uso corretto delle tecnologie, il sogno scudetto può diventare realtà.

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