Conte al ritiro: Napoli tra ricostruzione e sogni di gloria
Nel bel mezzo del ritiro a Castel di Sangro, Antonio Conte ha rotto il silenzio in conferenza, confermando che il Napoli è ancora un “cantiere aperto”. Queste parole, pronunciate dal tecnico, sottolineano una realtà che i tifosi partenopei conoscono fin troppo bene: un mix di eccitazione e frustrazione, con nuovi arrivi che promettono futuro ma tardano a brillare subito. Dopo aver venduto talenti come Kvara e Osimhen, il progetto di Conte sembra puntare sul lungo termine, ma quanti ancora devono sorbirsi stagioni di transizione?
Conte ha ribadito: “Siamo un club che continua la famosa ricostruzione”, un’affermazione che suona come una medaglia d’onore, eppure fa storcere il naso. Pensateci: la Juventus o l’Inter, con il loro monte ingaggi da capogiro, non si sognano di rifare tutto da zero ogni anno. Il Napoli, invece, sta costruendo basi solide con ragazzi come Beukema, che potrebbe diventare il nuovo Rrahmani, ma rischiamo di aspettare l’ennesimo “domani” per vedere risultati. È positivo l’impegno, ma non è ironico che un club reduce da uno Scudetto debba ancora giustificarsi?
Sul campo, il discorso sull’equilibrio è musica per le orecchie dei tifosi: “L’equilibrio è alla base di tutto”, ha spiegato Conte, provando soluzioni con un centrocampo da paura come Anguissa, Lobotka, McTominay e De Bruyne. Finalmente, un approccio tattico che non si limita al 4-3-3, ma si adatta alla stagione lunga. Criticamente, però, se non integriamo presto questi pezzi, potremmo rivedere gli stessi errori del passato, quando cambi di modulo ci lasciavano a bocca asciutta nelle grandi sfide.
Il mercato? Un bilancio onesto, con 13 entrate e 7 uscite, ma perdiamo pezzi pregiati come Raspadori e Simeone senza veri sostituti pronti. Conte ammette: “Chi è andato via ha chiesto di andare via”, una scelta pragmatica che evita drammi, ma fa riflettere sui mal di pancia che affliggono il club. Paragonato al PSG, che butta 70 milioni su Kvara e via, il Napoli resta fedele al suo stile “piede per terra”, con Lang come erede low-cost – magari diventerà un fenomeno, ma per ora è un azzardo che i tifosi guardano con scetticismo.
In conclusione, la gestione di Conte sul minutaggio e i giovani come Ambrosino e Vergara è un segnale di ottimismo: “Dare tempo a questi ragazzi” è il mantra. Ma voi tifosi veri, dite la vostra: è accettabile un’altra stagione di rodaggio, o è ora di rompere le scatole alle big senza scuse? Il Napoli merita di essere una spina nel fianco stabile, non un miracolo isolato.