Riccardo Cucchi: Giornalismo, Diritti Umani e il Calcio in un Mondo Impazzito
Ah, il mondo del giornalismo sportivo: dove dovresti solo parlare di gol e tackle, ma finisci per dover fare i conti con il resto del casino globale, perché altrimenti sembri un idiota che vive in una bolla. Riccardo Cucchi, radiocronista, è intervenuto su CRC durante “A Pranzo con Chiariello” per sfoderare un discorso che mescola cronaca e coscienza civile, ricordandoci che non puoi ignorare il mondo reale solo perché hai un microfono in mano.
“Fare il giornalista sportivo vuol dire sia essere un cronista a tutto tondo che un cittadino e un essere umano come tutti gli altri. Il fatto che ci si occupa di calcio non ci deve far chiudere entro gli schemi della nostra specializzazione perché parlare di diritti umani vuol fare quello che ogni uomo o donna dovrebbe fare. Non dimentichiamoci che siamo sempre cittadini come tutti gli altri che votano ed esprimono idee.”
“Per comprendere al meglio che quello che sta avvenendo a Gaza è un genocidio è sufficiente leggere la risoluzione sottoscritta naturalmente nel 1948 da 193 paesi dell’ONU, a cui fanno parte anche Stati Uniti e Israele, che stabilisce con criteri rigidi e condivisibili cinque condizioni per poter dire che siamo di fronte ad un genocidio. Non lo dico io, basta solo una di queste condizioni per poter dire che si tratta di un genocidio. Meno occhi ci sono, meno penne possono scrivere, meno voci possono parlare e, così, aumentano le possibilità di compiere misfatti nell’ombra. Israele ha impedito a tutti i giornalisti internazionali di entrare a Gaza e, soprattutto, nel corso dei raid dell’esercito israeliano sono stati uccisi circa 230 giornalisti palestinesi, segnati come obiettivi militari.”
È assurdo come, in un’era di notizie istantanee, sia così complicato far arrivare la verità senza che qualcuno la censuri o la seppellisca. Cucchi non ci gira intorno: quello che sta succedendo è sotto gli occhi di tutti, ma i giornalisti devono combattere contro un muro di silenzi ufficiali, specialmente da parte dei governi europei che dovrebbero sapere meglio, visto che l’Europa si vanta di essere nata sui diritti umani.
“Quello che sta accadendo a Gaza è sotto gli occhi di tutti, ma è molto difficile per i giornalisti parlarne. Malgrado tutto ciò, le notizie e le immagini ci arrivano, anche se in una forma difficile da percepire e da catturare. Tutto ciò sta avvenendo nel silenzio dei governi del mondo e, in particolare, di quelli europei. L’Europa è nata sulla base fondamentale e della salvaguardia dei diritti umani. Quello che sorprende è l’enorme distacco in tutto il mondo tra la politica dei governanti e quella della popolazione. Mentre in tutto il mondo si sta manifestando la solidarietà al popolo palestinese, i governi mondiali continuano ad appoggiare Israele armandolo e permettendogli di compiere genocidi e omicidi quotidiani.”
E poi c’è quel tocco di follia globale: premiare personaggi come Trump con il Nobel per la Pace? Cucchi lo dipinge come il mondo al contrario, dove l’arroganza del potere premia gli assassini invece di fermarli, aprendo la porta a un caos dove le armi parlano più delle leggi.
“Trump Nobel per la Pace? Il mondo si è rovesciato, l’arroganza del potere è giunta al punto di mascherare i propri assassini e a premiarli per il loro gesto politico. È una follia, il gesto di Netanyahu ci mostra che il mondo sta attraversando un’epoca buia e complicata dal punto di vista dei diritti umani. Abbattere il diritto internazionale, che è stato faticosamente costruito dai popoli per non ricorrere più agli orrori della seconda guerra mondiale, vuol dire liberare tutti e permettere che le controversie internazionali si risolvano con le armi. È possibile che in questo caos, si aprono scenari inquietanti, ovvero che si costituisca una giungla dove sparare, combattere, armare e invadere siano scenari quotidiani.”
In tutto questo marasma, Cucchi insiste: non lasciamo che l’informazione ci addormenti. Dobbiamo essere critici, vigilare e scendere in piazza se serve. Lui, nato nel 1952, si sente sconfitto da una generazione che sperava in un mondo migliore, e ora guarda ai giovani con preoccupazione, sperando che tengano in piedi la democrazia.
“L’informazione cancella le notizie e non dobbiamo farci addormentare. Dobbiamo ribadire con chiarezza che un giornalista libero rende libero anche il suo lettore. Dobbiamo esercitare il nostro senso critico e dobbiamo vigilare con la nostra coscienza civile, scendendo in piazza quando vogliamo manifestare il nostro pensiero. Io sono nato del 1952 e appartengo ad una generazione che ha combattuto negli anni con la speranza e la convinzione che il mondo potesse migliorare. Dopo tutto quello che sta avvenendo, sento una sconfitta generazionale sulle spalle e mi auguro che i giovani abbiano la forza di reagire. Sono preoccupato per la tenuta della democrazia. La democrazia deve essere alimentata dagli uomini e dalle donne che formano la società.”
Tornando al calcio, perché alla fine siamo qui per quello, no? Cucchi chiude con una nota più familiare: in mezzo a tutto questo disordine, il Napoli sembra l’unica squadra con un piano solido per la prossima stagione, mentre le altre annaspano nel caos. Chissà se riuscirà a essere protagonista, in un mondo che sembra sempre più fuori controllo.