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lunedì, Settembre 29, 2025
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Da 0 a 10: Il labiale segreto di De Bruyne, la bufala su McTominay, la mossa folle di Conte e la rivincita dell’assente chiave

Napoli umiliato dal Milan: una lezione da incubo nel cuore di San Siro #SerieA #NapoliFail #CalcioItalia

Il Napoli ha offerto una prestazione da vera e propria pagliacciata fin dai primi minuti, con uno zero alla mezz’ora che era un omaggio schifoso alla carriera di Enzo Cannavale, piazzandosi tra le più brutte della gestione Conte. Al di là delle assenze, che analizzeremo dopo, gli azzurri si sono trasformati in un materasso memory foam di bassa lega, adattandosi perfettamente alla forma del Milan e dandogli esattamente ciò che serviva: spazi enormi, passaggi senza un briciolo di pressione e giocatori lasciati soli come i perdenti in una ballata dei Pooh. Sbriciolati su intensità e motivazione, hanno permesso ad Allegri di sfoderare il suo piano preferito: andare in vantaggio e barricarsi come nel Fosso di Helm, trasformandosi nel Signore non degli Anelli, ma dei catenacci più tristi e gretti.

Uno il cambio che ha fatto infuriare De Bruyne, il quale si sarà chiesto: “esco quando siamo con l’uomo in meno, come col City, ed esco pure quando siamo con l’uomo in più? Come direbbe Lino Banfi: “E che Chezzo ma sempre a me!”“. Conte ha buttato via la sua qualità – pure sui calci piazzati – quando era l’unica cosa che serviva con tutti quegli spazi stretti, e poi ha esagerato nel post-partita: invece di calmare le acque, si è messo a fare il bulletto con quel machismo fuori posto. Ogni tanto bisognerebbe ammettere gli errori, sennò sembriamo tutti un po’ deficienti.

Due esterni d’attacco, come se fossero la cura miracolosa per ogni casino. È riduttivo da far schifo pensare che il 4-3-3 puro risolva tutto, ma su una cosa non si discute: David Neres deve giocare di più, punto e basta. Conte è lì che armeggia per trovare l’equilibrio, tipo Walter White che rincorre la formula perfetta: “La chimica è lo studio della materia, but I preferisco vederla come lo studio del cambiamento”. I cambiamenti portano batoste, è inevitabile, servono per reinventarsi, esplorare terreni nuovi e via dicendo. Siete pronti a ingoiare altre sconfitte? Io sì, e ho fiducia cieca in Conte, anche se fa incazzare.

Tre quarti della difesa stravolti in casa del Milan, e qualcuno si stupisce delle cavolate difensive? È come arrivare all’uscita ‘Corso Malta’ in tangenziale e sorprendersi del traffico infernale. Il Napoli era in emergenza totale a Milano, provate a capovolgere: con chi cavolo avrebbe giocato Allegri senza i centrali titolari e i terzini sinistri? Prima di strillare sul mercato e le lacune, guardiamo chi c’era: in mezzo a questo macello, hanno schierato uno pagato 20 milioni come Gutierrez, un Under 21 che deve ancora imparare a camminare, Marianucci, e l’eterno Juan Jesus. Come in quel film: “Guardate le cose da angolazioni diverse, anche se possono sembrarvi sciocche o sbagliate”.

Quattro e mezzo, cinque o quel che vi pare – le pagelle sono un gioco da bar, un modo per riassumere il caos. Marianucci è la scelta pazza di Conte, e il ragazzo ha sbagliato tutto, ma le colpe non sono solo sue.

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Un sistema del genere è come un branco diffidente: si chiude e allontana il nuovo arrivato, lasciandolo ai margini come Ramazzotti in periferia. L’emergenza di ieri viene da una prudenza esagerata nelle partite prima: serve allargare le rotazioni, non solo quando gli altri sono ko.

Cinque gol subiti nelle ultime tre gare: una bella mazzata al credo di Conte, uno squarcio nel suo orgoglio che fa sembrare Lucio Fontana un dilettante con le forbici smussate. Si vede che Conte sta male fisicamente, quando parla dei gol presi e delle dormite della squadra intera, non solo della difesa, che hanno regalato due segnature al Milan senza sforzo. Per lui è peggio di quei messaggi vocali da cinque minuti che partono con “Niente” – una vera tortura.

Sei e mezzo a Lobotka, l’unico salvagente in mezzo al casino, il porto dove attraccare quando fuori c’è bufera. Il Napoli era ko dopo quei pugni inaspettati, ma Stan ha iniziato a ricucire, a sistemare idee e paure. Quando sposta il peso del corpo da una parte e poi va dall’altra, è come se sfidasse le leggi della fisica, tipo quel bambino in Matrix: “Non è il cucchiaio a piegarsi, ma sei tu stesso”.

Sette mesi senza una sconfitta in campionato, dall’ultima volta a Como il 23 febbraio: un record che forse ha confuso qualcuno. Eh sì, gente, si può perdere – succede, anche se vi siete dimenticati come è. Non è la fine del mondo, le botte sono lezioni, i lividi servono a imparare. Il Napoli è ancora primo, ma nei bar sembrano tutti esperti: “siamo una squadra di brocchi improvvisati”. Strano, eravate tutti a festeggiare lo scudetto il 23 maggio, no?

Otto sulla schiena, ma zero sul campo: quel tizio a San Siro era un McFrat da quattro soldi, in ritardo sui gol del Diavolo e pure su qualche attacco che poteva essere suo. Si era meritato un rigore, negato dal solito arbitro con la puzza sotto il naso, Chiffi, che si crede più furbo del VAR. E sentite questa leggenda da quattro soldi: Scott è in difficoltà per colpa di De Bruyne. Ma vaffanculo, c’era De Bruyne col Sassuolo quando McTominay ha fatto il suo, attaccando lo spazio alla grande.

Nove punti per l’Inter, undici per la Juve e dodici per Napoli, Roma e Milan. Il Milan, con i suoi fenomeni, un allenatore che vince e zero coppe da giocare, dovrebbe essere il favorito numero uno, secondo le favole del calcio. Ma tutti zitti, eh? In Italia, il racconto del pallone è incastrato in un retino di soldi, con meno credibilità di Crudelia De Mon a un concorso di comici. E noi? Siamo fessi abbastanza da farci del male da soli.

Dieci la somma dei voti di Hojlund e Lucca, che ci ricorda l’importanza di un certo Romelu: l’assenza ‘è ‘o metro ‘cchiù sincero pe’ valutà quanto vale overo l’ammore”. Senza Lukaku, che risucchiava palloni come un buco nero e li redistribuiva, si sente il vuoto. È il sistema che esalta le qualità, come una sentenza di Yuri Romanò al servizio. Big Rom è l’ispirazione di Conte, la musa che fa girare tutto; Rasmus e Lorenzo devono imparare quel ruolo unico, altrimenti la poetica di Antonio resta zoppa.

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29 Settembre 2025 - 09:36 — Ultima alle 09:36
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