Il Napoli a Manchester: Lezioni di compostezza e analisi spietata di una serata da incubo #Napoli #ChampionsLeague #Calcio
Nel mondo del calcio, dove i ragazzini in erba scalciano bottiglie e fanno i permalosi, Kevin De Bruyne ci ricorda cosa significa essere un vero campione: zero smorfie, applausi allo stadio e strette di mano. È il manuale per i mocciosi presuntuosi che dovrebbero studiare e smetterla di fare i bambini.
Uno il paletto che affonda nel cuore della partita, rendendola inutile. Il rosso a Di Lorenzo è un pugno in faccia, un errore da non fare contro una squadra come il City. È come flirtare con una star e poi farle vedere che chiami tua madre “Vita mia” – da lì, zero chance, e comunque la mamma vince sempre.
Due gol subiti che sono giocate di classe. Forse Beukema poteva posizionarsi meglio su Doku, ma marcarlo è tipo infilare un capodoglio in una taglia XS. Da casa è facile criticare, ma il Napoli aveva giocato in apnea dal minuto 20, e Sam per il resto era stato decente.
Tre parate decisive di Vanja. “La scelta è tecnica” dice Conte nel pre-gara, e l’ex Toro lo dimostra con interventi che tengono a galla la squadra nei momenti bui. Basta con le guerre tra fan: valutiamo i portieri per quello che fanno, non per tifo cieco. Abbiamo due grandissimi, e stop.
Quattro giorni e poi c’è il Pisa, con l’opportunità di ruotare. A Manchester abbiamo visto Neres con scatti vivi e Hojlund con le gambe di piombo, mentre Lucca cerca un gol per la fiducia. Magari Conte opta per un turnover, perché l’Europa gela come Medusa. Io propongo 4-3-3 con Lucca al centro e gli esterni giusti – fate pure casino, ma educatamente.
Cinque dietro e poco da dire. Criticarlo dopo è da accademici del lunedì: le parole post-partita sono sagge ma inutili, come un blogger che ammette che la ricetta fa schifo. Chi pensa che con Politano il Napoli non perdesse, vive in un mondo fantasy.
Sette gare rimaste, e la più dura è passata. Questa Champions è una maratona: resta da giocare per 21 punti, e le sorprese sono dietro l’angolo. Niente è facile o impossibile qui, dove i migliori si sfidano e il Napoli vuole essere protagonista.
Otto alla genialità dell’assist di Foden per il primo gol. Guarda Haaland, poi fiuta le paure dei difensori azzurri come un predatore, e quel pallonetto è morbido come un impasto lievitato per settimane – puro genio.
Nove ai primi venti minuti, prima dell’espulsione: il Napoli era compatto e aggressivo, pronto a rischiare come in un poker texano. Merito di un tecnico ossessionato dalla perfezione, anche se sa che non esiste – e così rende possibili le follie.
Dieci alla solidità del Napoli, se non l’avete sentita siete secchi come il deserto. Politano è stato eroico, un sacrificio da Everest, specchio di una squadra tosta e organizzata. Se siete pessimisti dopo questa, avete capito poco del gioco.