Un napoletano tifoso dell’Inter? La storia irriverente di Danilo D’Ambrosio, che ha tradito le sue radici per i nerazzurri! #Calcio #Inter #Napoli #Sport
Danilo D’Ambrosio, ex difensore di Inter e Monza, ha condiviso una storia che fa storcere il naso a molti appassionati del Sud. Originario di Napoli, ha spiegato ai microfoni de Il Mattino come sia finito a tifare per i nerazzurri, quei rivali storici che tanti napoletani non sopportano. È una di quelle storie che suona un po’ come un tradimento familiare, ma chi siamo noi per giudicare?
“Quando ero piccolo le partite erano trasmesse solo su Tele+ e in casa non avevamo la possibilità di vederle. Così andavo dal mio vicino che era malato dell’Inter. In quel periodo c’erano Ronaldo, Baggio e altri campioni. Praticamente si vedeva solo l’Inter. Ma essere tifoso nerazzurro non vuol dire non sentirmi napoletano”.
Poi, con un tocco di ironia che fa quasi ridere, D’Ambrosio ha chiarito che il suo amore per l’Inter non cancella le sue origini. Insomma, è come se volesse dire: “Posso essere un rinnegato calcistico e orgoglioso della mia terra”. Ha parlato di quanto Napoli significhi per lui, nonostante quella scelta discutibile.
“Ovvero? ‘Sono tifoso di Napoli, di questa terra e delle sue bellezze di ogni genere. Quando nel 2015 organizzarono la celebrazione per omaggiare Pino Daniele al San Paolo, andai allo stadio “nascosto”, senza dirlo a nessuno. Napoli-Juve si giocava la sera e io avevo giocato a ora di pranzo con l’Inter. Volevo condividere con il mio popolo il tributo a un gigante. Ho scelto anche la sua canzone “Amore senza fine” come colonna sonora del flashmob che ho organizzato a Milano per chiedere a Enza di sposarmi. Insomma: ho il sangue azzurro e ho voluto che i miei figli nascessero a Napoli'”.
Non manca un accenno alla sua vita familiare, con quel gemello che sembra averlo tenuto con i piedi per terra. D’Ambrosio ha ricordato i tempi delle giovanili, dove litigavano come matti ma restavano uniti, un po’ come due fratelli che si picchiano ma non si separano mai. È quel tipo di legame che, diciamolo, rende tutto meno serio.
“In casa sognavate in due di diventare calciatori… ‘Dario è il mio gemello e abbiamo condiviso l’inizio del percorso. Nelle giovanili della Salernitana eravamo insieme e mi è stato di grande aiuto. Poi le strade si sono separate, ma il legame è rimasto indissolubile. Da piccolini litigavamo ogni minuto, ora siamo inseparabili. Anche perché, come dicono gli amici di Caivano, sono rimasto Danilo e non sono mai diventato D’Ambrosio. Anche quando ho coronato il sogno di giocare in serie A o indossare la maglia dell’Inter'”.
Insomma, D’Ambrosio è un esempio di come il calcio possa mischiare lealtà e contraddizioni, con un napoletano che indossa il neroazzurro senza troppi rimorsi. Che sia un eretico o solo un romantico, la sua storia rimane un pezzo curioso del mondo del pallone, dove le passioni non seguono sempre le regole.