De Bruyne si presenta al Napoli: “Napoli è la miglior scelta per me” #Napoli #DeBruyne #SerieA #Calcio
A Dimaro, nel terzo giorno del ritiro estivo del Napoli, il fuoriclasse belga Kevin De Bruyne ha finalmente incontrato la stampa, rivelandosi come il primo acquisto della sessione estiva. Con il suo arrivo a parametro zero, il centrocampista ha risposto alle domande direttamente dal palco del Teatro Comunale, senza peli sulla lingua, come se volesse scrollarsi di dosso il grigiore inglese per tuffarsi nel caos appassionato del calcio italiano. Beh, diciamolo, chi non preferirebbe il sole di Napoli alla nebbia di Manchester?
De Bruyne ha spiegato i motivi della sua scelta del Napoli con una franchezza tipica dei veterani. “Dal punto di vista della competitività è il posto migliore per me, ho la possibilità di dimostrare le mie qualità. Il Napoli è campione d’Italia, ha mostrato tutte le sue qualità. Cambia molto rispetto all’Inghilterra, ma anche questo mi rende molto entusiasta. Ho voglia e qualità per essere competitivo a questo livello. Cambia il clima rispetto all’Inghilterra e volevo dimostrare di poter giocare al più alto livello. Quando Manna è venuto a mostrarmi il progetto sono rimasto entusiasta, credo che Napoli sia stata la miglior scelta per me”. Insomma, ha dipinto il tutto come un’avventura da duro, non una semplice trasferta.
Sulle sue aspettative per la Serie A, l’ex stella del Manchester City non si è risparmiato, ammettendo le differenze con la Premier League ma con un entusiasmo che sa di scommessa. “Ci sono tante squadre con tanta qualità in questo campionato, ma il nostro obiettivo è fare bene su tutti i fronti. Speriamo di piazzarci il più alto possibile in campionato e fare un bel percorso. Devo vedere come adattarmi alla squadra, a Napoli cambia parecchio rispetto a quello a cui ero abituato al Manchester City. E’ una nuova esperienza per me, ad alto livello, e ne sono entusiasta. Sono appena arrivato e ho il tempo per adattarmi, sono molto sereno”. Diciamo che per un tipo come lui, abituato ai trofei, la Serie A è solo un altro ring dove farsi valere.
Quando gli hanno chiesto cosa lo ha spinto ad accettare Napoli in questo momento della carriera, De Bruyne ha ammesso di essere stanco della routine inglese, puntando dritto al nuovo. “Ho passato una vita in Premier, poi ho preso la decisione di partire. Sarò a vita un calciatore del Man City, ma è terminata quell’esperienza e cercavo una nuova sfida. Questo progetto mi dà la possibilità di giocare ad alto livello, il progetto mostrato dal club dimostra che qui si vuole investire. Abbiamo già fatto 4-5 nuovi acquisti, gettando le basi per il futuro. Non sono più così giovane, ma penso di poter dare il mio contributo per far crescere la squadra e io imparerò dalla squadra. Non ho avuto modo di guardare tanta Serie A in passato, adesso invece la guarderò”. Insomma, un veterano che non ha paura di ammettere di volersi reinventare, o forse solo di godersi un po’ di vita diversa.
Sul ruolo di Lukaku, suo compagno in nazionale, De Bruyne ha confermato che gli ha dato consigli, ma senza troppi giri di parole. “Ho chiamato sia Lukaku che Mertens per avere le loro opinioni su città e squadra. Mi hanno dato informazioni, ma è stata alla fine una mia decisione, presa insieme alla mia famiglia. Romelu è rimasto molto contento quando ha saputo che sarei venuto qui. Lo conosco da quando avevamo 13 anni, è un’amicizia stretta, abbiamo anche convissuto al Chelsea per 2-3 mesi quando eravamo a Londra. Conosco Romelu, è qualcuno che conosce già l’allenatore e la squadra, ma ripeto che è stata una mia decisione al 100% e non ho rimpianti”. Tipico di un belga pratico: amici sì, ma le scelte le fai da solo.
Parlando del numero 10 e del peso di una maglia iconica, De Bruyne ha scrollato le spalle con un pragmatismo quasi irritante. “Sono rimasto un po’ sorpreso a dir la verità perché sapevo che il numero di Maradona fosse stato ritirato. E’ stato un bel gesto da parte della società. Ma non credo che mi dia più responsabilità, anche perché quanto si gioca in una grande squadra come il Napoli la pressione c’è già. Qui si vuole vincere e la pressione c’è, il numero non cambia nulla. Maradona è una leggenda, ha fatto la storia, ne sono orgoglioso ma io sono De Bruyne e voglio essere me stesso. Voglio fare belle prestazioni per dare gioia ai tifosi”. Insomma, non è tipo da inchinarsi alle leggende; vuole solo giocare e vincere, come se la storia fosse solo un accessorio.
Sulla sorpresa della chiamata del Napoli versus l’intrigante opportunità, ha ammesso un po’ di stress, ma con la solita grinta. “E’ stata la prima volta nella mia carriera in cui mi sono trovato in una situazione del genere, è la prima volta che passo a parametro zero in un’altra società. Man mano che avanzava il tempo durante la scorsa stagione, cominciavo a sentirmi stressato. Il Napoli ha presentato il suo progetto, così come altre società. Questo progetto è molto diverso in merito a stile di vita e competitività rispetto a ciò a cui ero abituato. Napoli è stata la scelta migliore per me. Qui è tutto diverso, c’è il sole, ma io sono un calciatore e voglio essere competitivo e performante, voglio dimostrare di poter essere così, voglio dimostrare le mie qualità, devo ancora dimostrare quello di cui sono capace”. Qui, emerge un De Bruyne combattivo, pronto a zittire i dubbi con le prestazioni sul campo.
Sulle impressioni dell’allenatore e le differenze con Guardiola, ha mantenuto un approccio cauto ma rispettoso. “Non ho parlato ancora molto con l’allenatore, abbiamo fatto un paio di sedute in campo in cui ci siamo parlati, ma in campo. Lo conosco perché ha allenato Chelsea e Tottenham in Premier, anche se allora giocava a cinque ed è diverso rispetto al nostro modulo attuale. So che è molto tattico. Il fatto che un allenatore di questo calibro, uno tra i migliori degli ultimi dieci anni, è un gran bel segno. Credo di poter imparare tanto con lui, ma finora abbiamo fatto solo due sedute. Ora mi sto guardando intorno, vedo cosa fa la squadra. Credo che a inizio campionato sarò pronto, sfrutto questo tempo per vedere come funziona la squadra, come lavorano allenatore e staff, in 5-6 settimane sarò pronto”.
La permanenza dell’allenatore ha influito, secondo lui, in modo positivo. “Aiuta sicuramente la presenza di un allenatore così. E’ bello poter lavorare con lui. Ho lavorato con Guardiola 9 anni, ma poi ho lavorato anche con altri ottimi allenatori prima. Ogni allenatore ha il proprio stile. Tutti gli allenatori più bravi siano fenomenali dal punto di vista tattico, sono un po’ pazzi, un po’ come noi giocatori. Non credo che la squadra venga costruita attorno a me. Io posso dare il mio contributo con la mia esperienza, ma sostanzialmente sono qui per aiutare la squadra a crescere. Darò il 100%, ci saranno tante partite e servirà il contributo di tutti”. Con un tocco di ironia, paragona gli allenatori a giocatori “pazzi”, come se il calcio fosse un circo dove tutti devono dare il massimo.
La Champions League ha giocato un ruolo chiave, ovviamente. “E’ importante perché la Champinons è tra le competizioni più belle al mondo. Si sapeva che il Napoli si sarebbe qualificato perché stava lottando per il campionato. Ho disputato la Champions League per dieci anni, non vedo l’ora di giocarci col Napoli. Speriamo di fare un bel percorso”. Per un veterano come lui, è come tornare a casa, ma con aria nuova.
Sul ruolo in campo, è stato pragmatico: “Non credo che il ruolo sia così importante perché le posizioni in campo si studiano prima della partita stessa, tutto dipende dall’interpretazione dello spazio, anche la postura tattica sia nostra che degli avversari. 4-3-3, 3-4-3 sono moduli, ma dipende dalla fase di possesso o non possesso. Il calcio è molto dinamico, cambia. Non saprei quale sarebbe la posizione migliore”. Niente di romantico, solo calcio puro e semplice.
Infine, sulle prime parole napoletane e l’adattamento alla città, ha ammesso di essere un tipo riservato. “Non ho imparato ancora una parola particolare di italiano e napoletano, ma riesco a capire qualcosa e a dire qualche parola e ho intenzione di prendere lezioni di italiano insieme a mia moglie, perché credo sia importante imparare la lingua del posto. Quando sarò pronto farò anche interviste in italiano, ma datemi tempo”. E sulla vita a Napoli, ispirato dal suo connazionale: “Difficile da dire, anche perché come persona sono diverso da Dries, io sono più introverso. Passo tanto tempo in famiglia, ma sicuramente capiterà di uscire la sera e andare a cena. Starà a me adattarmi a questa situazione. Nove anni fa ero con Dries, ancor prima di sposarmi, feci un giro per la città e vidi la differenza di come la gente tratta i calciatori, la differenza rispetto a come vengono trattati i calciatori del Manchester City. L’amore, l’entusiasmo, la passione che questo popolo ha verso la squadra è incredibile. A volte è un po’ tanto, ma si tratta di affetto, alla base c’è l’amore e finché c’è amore va bene”.
Con la conferenza che si è conclusa, De Bruyne ha lasciato intendere che è pronto a buttarsi nella mischia, dimostrando che, nonostante l’età, ha ancora tanto da offrire al Napoli e al calcio italiano. Tra entusiasmo e realismo, il belga promette di essere un’arma letale in campo.