#DeBruyneProblemaNapoli? Ecc
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o perché le critiche al belga sono esagerate e ipocrite, con fatti che sfatano il mito del “fenomeno bollito”
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“De Bruyne è il problema del Napoli”, è la frase più gettonata nell’ambiente azzurro dopo la partita contro il Milan. Un’espressione ribadita da chi si aspettava un impatto più travolgente del belga sulla Serie A e sulla squadra, ma anche da quei sapientoni che non vedevano l’ora di sparare fango su un campione, sminuendo il suo acquisto estivo come se fossero tutti esperti di calcio.
Ma prima di lanciare accuse a casaccio, serve un po’ di chiarezza: in che modo De Bruyne sarebbe il problema del Napoli? Si dice che non sia prestante atleticamente, eppure nelle prime giornate è spesso tra i giocatori azzurri con più chilometri percorsi. E il discorso sullo spogliatoio? Macché, lui si è presentato con grande disponibilità, come già detto da chi lo conosce, e ha accettato un ruolo diverso senza fare storie, a differenza di certi divi che si lamentano per un nonnulla.
Poi c’è quel siparietto con l’allenatore a San Siro: “Ha detto qualcosa ma non ad alta voce, poi è andato dritto in panchina, in silenzio”, come raccontato da un bordocampista. Questo caso è stato pompato oltre misura, e le parole di Conte dopo la partita forse non hanno aiutato, ma diamoci una calmata – non è la fine del mondo.
Dove sta allora il vero problema? Le heat map lo mostrano chiaro: De Bruyne gioca molto più lontano dalla porta avversaria. Pur con un numero di tocchi palla quasi identico a quelli al City (73.9 contro 72.4 a partita), tocca il pallone in area avversaria solo 1.82 volte ogni 90 minuti, contro i 4.18 del 2024/25 e i 6.32 del 2023/24. In generale, è passato da 45 tocchi di media nella trequarti avversaria in Premier League a soli 24 in Serie A. Ha calciato solo tre volte dall’interno dell’area escludendo i rigori in sei gare; e se in Inghilterra tirava da 21,9 metri, ora la distanza è salita a 26,2 metri. Insomma, è evidente che sta giocando in un sistema non fatto su misura per lui.
Il problema, quindi, non è che “De Bruyne cammina” o che sia “bollito”. Il talento non può mai essere un problema. Questo filone di critiche ricorda quello su Kvaratskhelia: negli ultimi sei mesi al Napoli, era diventato “scarso” e “prevedibile” per i criticoni, salvo poi vincere trofei al Paris Saint-Germain e piazzarsi dodicesimo al Pallone d’Oro. Meglio riflettere prima di crocifiggere i grandi giocatori.