L’allenatore dell’Italvolley De Giorgi chiacchiera con Conte e critica i cambiamenti al Mondiale
Fefè De Giorgi, il coach dell’Italvolley, è intervenuto in trasmissione e ha parlato apertamente delle sue connessioni nel mondo dello sport, senza peli sulla lingua. Originario del Salento come Antonio Conte, De Giorgi ha condiviso aneddoti su amicizie che vanno oltre le rivalità, rendendo chiaro che nel mondo atletico, a volte, l’amicizia batte le convenzioni. “Io e Antonio Conte siamo entrambi salentini. Lui è di Lecce, io sono di Squinzano, un paese in provincia di Lecce. Tra di noi c’è un bel rapporto di stima reciproca poiché ci siamo seguiti nel corso della nostra carriera. La sua amicizia è un arricchimento personale per me ed io sono molto contento di questo.”
Parlando del Mondiale di pallavolo, De Giorgi non ha nascosto il suo disappunto per i cambiamenti imposti dal business, definendolo un affare che rovina l’essenza della competizione. Lui, come tanti puristi dello sport, vede queste modifiche come un modo per spremere quattrini, perdendo il vero spirito. “Ho un rapporto con il mondiale speciale poiché è il torneo più impegnativo e lungo che ci sia dal punto di vista tecnico. Ci sono le 32 squadre più forti e migliori del mondo in gara e vincere il mondiale per tanti consecutivi e rimanere nell’eccellenza è difficile. Adesso i mondiali si giocheranno una volta ogni due anni e questa cosa non mi piace. Per questioni di business hanno modificato l’arco temporale in cui si disputerà la massima competizione mondiale. Io non sono d’accordo poiché si perde il fascino e l’importanza della competizione, il mondiale come le olimpiadi hanno un valore importante anche grazie al fatto che non si dispongono in tempi ravvicinati.”
Il momento della pallavolo italiana è descritto da De Giorgi come un trionfo senza precedenti, con un pizzico di orgoglio nazionalistico che fa storcere il naso ai critici europei. Lui non esita a vantare la superiorità del campionato italiano, pieno zeppo di stranieri ma sempre al top, come se dicesse: “Noi siamo i migliori, e non ci scusiamo”. “È un momento esaltante per il movimento di pallavolo italiano e per il nostro sport. Non è mai accaduto dal 1950 in Unione Sovietica che la nazionale femminile e quella maschile di pallavolo vincessero il mondiale nello stesso anno. È un grandissimo orgoglio per tutti noi che facciamo parte di questo movimento e sono molto fiero di averne fatto parte. Il campionato italiano è uno dei migliori in Europa per la qualità dei giocatori e degli allenatori e per l’organizzazione. Il nostro campionato supera il livello medio di tutti gli altri campionati, anche se ci sono tanti stranieri. Il nostro sport è un punto di riferimento mondiale.”
Sul suo stile di allenamento, De Giorgi ammette di essere più duro in privato, ma in partita mantiene la calma, evitando di fare la parte del fan urlante – un approccio che, detto da lui, suona come una critica velata a chi perde la testa troppo facilmente. “Io non mi arrabbio mai? In allenamento sono più pressante, ma durante la partita cerco di dare una mano e di fornire soluzioni agli atleti. Quando sei un allenatore, non puoi fare il tifoso, devi essere lucido e ragionare sulle scelte che devi fare. Quando ricoprì il ruolo di palleggiatore impari a ragionare su quello che fai, così faccio adesso anche nel mio ruolo di allenatore. Se non c’è bisogno di alzare la voce, non voglio mettere ulteriori pressioni sulle spalle degli atleti.
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Non manca un omaggio a Julio Velasco, un mentore con cui De Giorgi ha condiviso esperienze formative, sottolineando come i caratteri diversi possano comunque produrre grandi risultati – un modo schietto per dire che non tutti i geni dello sport sono tagliati con lo stesso stampo. Lui prosegue toccando temi più seri, come la pressione sugli allenatori di calcio, che paragona alla sua, con un tocco ironico. “Julio Velasco è un maestro, con lui ho vissuto delle esperienze e dei passaggi nella mia carriera molto importanti. Abbiamo dei caratteri diversi così come lo sono i caratteri delle persone. L’importante è usare le cose che servono del proprio carattere per fare grandi cose. Non ho visto la partita del Napoli di ieri poiché sono tornato a casa tardi e sono stato molto impegnato. Io seguo Antonio Conte e faccio il tifo per lui su tutto, visti anche i percorsi che hanno fatto lui e il Napoli. Ammiro Antonio Conte così come tutti gli allenatori calcistici poiché, quando mi lamento della pressione, mi ricordo che gli allenatori nel calcio sono continuamente sotto pressione. Lui è un ragazzo splendido e spiritoso e il suo modo di essere esigente e duro verso sé stesso e verso i giocatori è solo la parte di chi vuole dare e fare il meglio possibile per sé stesso e la propria squadra. Non so con che cosa è stata fatta la coppa, ma pesava circa 50 chili tanto che facevano fatica a tenerla in mano. La coppa era pesante così come è stata la vittoria che abbiamo fatto.”
De Giorgi enfatizza il lavoro dietro le vittorie, criticando aspramente le lacune nelle strutture sportive, soprattutto in Campania, dove le scuole bloccano l’accesso alle palestre – un problema che lui dipinge come un’assurdità burocratica che ostacola i giovani, con un tono che non lascia spazio a mezze misure. “Abbiamo cercato di fare un cambio generazionale importante, sfruttando le migliori qualità dei giovani e rimettendo al centro del progetto la maglia in modo da rimettere al centro qualcosa di valoriale. Io ci ho sempre creduto nelle potenzialità di questo gruppo, anche se non puoi pensare di vincere subito. Abbiamo vinto un europeo con solo un mese di allenamento alle spalle dove si sono viste le vere potenzialità di questa squadra. Sono ragazzi speciali per come stanno insieme e per quello che sentono quando rappresentano la maglia italiana, oltre al fatto che sono bravi tecnicamente. Dietro le vittorie ci sono i percorsi di ragazze e di ragazzi che lavorano per giocare al massimo. Per questo c’è il problema delle strutture che possono reperire e portare questi ragazzi. In Campania le scuole non concedono le palestre e questo è assurdo. Gli impianti devono dare la possibilità a ragazzi e società di fare sport che è uno dei mezzi che può aiutare la crescita di ragazzi e indirizzarli in un certo modo. Noi vogliamo il risultato, ma non vogliamo cercare la base e la struttura della società che è la cosa più importante. Si investe tanto sui giocatori e poco nella struttura della società che è quella che rimane e che nei momenti negativi a livello economico può fare un’attività di buon livello.”
Infine, De Giorgi esprime il desiderio di incontrare Conte a Napoli, un’amicizia che va oltre gli sport, lasciando intendere che nel mondo competitivo, qualche chiacchierata informale può fare la differenza. “Ho parlato con Antonio Conte; vorrei venire a trovarlo quest’inverno a Napoli e di stare un giorno con lui qualche giorno. Mi farebbe molto piacere.” Questo intervento di De Giorgi non solo celebra i successi italiani, ma anche solleva questioni spinose sullo sport moderno, ricordandoci che dietro ogni trofeo c’è molto più di un gioco.