De Laurentiis si sbottona su Hamsik e i suoi 21 anni di caos al Napoli: il presidente che non si trattiene #Napoli #Calcio #Intervista
Aurelio De Laurentiis, il boss del Napoli, ha fatto un po’ di autocritica spavalda in una chiacchierata con Paolo Condò per l’inserto 7 del Corriere della Sera, toccando corde sentimentali che in genere i presidenti tengono ben nascoste – o almeno ci provano. Parlando dei suoi legami con i giocatori, ha indicato Marek Hamsik come il grande amore perduto del club, senza peli sulla lingua.
“Il campione a cui sono più legato? Hamsik è stato la stella polare del Napoli. Un giorno è venuto a dirmi che voleva cambiare squadra, voleva la Cina. Marek però me lo chiese… non so come spiegarlo… da napoletano, ecco. Dovresti vedere la scuola calcio che ha aperto in Slovacchia. Ha portato Napoli a casa sua. Dei miei giocatori è quello al quale sono più affezionato.”
Quando si tratta di se stesso, De Laurentiis non si tira indietro e analizza i suoi 21 anni al timone con un misto di presunzione e riflessioni fuori dal comune. Sembra che per lui, il vero successo nel calcio dipenda da quanto ti senti “a casa” in una città, e ammette senza filtri dove preferisce stare – o non stare.
“Passata la boa dei vent’anni di presidenza mi sono convinto di una cosa: le grandi imprese sono possibili se i protagonisti, e parlo di allenatori e giocatori ma anche di me stesso, sviluppano un’empatia profonda con la città. Ecco, misuriamolo su di me. Io ormai mi sento scomodo a Roma, mi sento comodo a Los Angeles, mi sento comodissimo a Napoli. New York e Parigi mi dicono poco, invece amo stare a Londra. Io penso che l’anima sia immortale, da cui il discorso dei déjà vu e del sentirsi a casa anche in luoghi dove non si è nati.”
In fondo, queste parole di De Laurentiis rivelano un presidente che, nonostante le sue eccentricità, sa che il calcio è fatto di legami viscerali e città che ti entrano sotto la pelle – un mix di affetto e ambizione che continua a guidare il Napoli in questa eterna giostra del pallone.