Quando l’imparzialità va a farsi benedire: l’arbitro napoletano che non può arbitrare il Napoli fa discutere #Calcio #SerieA #Arbitri #Napoli
Il solito caos arbitrale in Serie A trova un nuovo protagonista: un arbitro che, a quanto pare, non può dirigere le partite del Napoli perché "vive nella zona di Napoli". La questione è stata sollevata chiaramente da un giornalista di Sport Italia, che senza mezzi termini ha messo in luce l’assurdità della situazione.
"Cosa ti sfugge del fatto che un arbitro che vive nella zona di Napoli dice che non può arbitrare il Napoli?", ha sottolineato il giornalista, mostrando tutta la perplessità di fronte a una regola che sembra uscita da un manuale di buonsenso rurale, ma che nel calcio italiano diventa motivo di polemiche infinite.
Il nodo della questione sta tutto qui: come si può parlare di obiettività e di professionalità se già a livello di territorio si parte con un handicap del genere? Evidentemente la smania di evitare conflitti di interesse, che è sacrosanta, si trasforma in una scusa per giustificare un sistema arbitrale che ogni weekend fa storcere il naso a tifosi e addetti ai lavori. E mentre il calcio cerca di modernizzarsi, queste problematiche di fondo restano più ingessate di una difesa anni ’80.
Insomma, in un mondo dove il professionismo dovrebbe essere sinonimo di merito e imparzialità, ci si ritrova con un sistema che continua a barcamenarsi tra "zone di residenza" e altri cavilli geografico-psicologici, lasciando dietro di sé un retrogusto di ipocrisia e confusione che alimenta soltanto esagerazioni e sospetti.
Il calcio, si sa, è fatto anche di passioni, ma quando parliamo di arbitri, sarebbe meglio che le emozioni restassero fuori dal campo. E invece, come sempre, ci ritroviamo a discutere di questioni che sembrano pensate più per far litigare che per risolvere.