martedì, Maggio 13, 2025

De Nicola svela: Lobotka fuori dai giochi, tempi di recupero incerti ma lo scudetto resta un obiettivo vivo e concreto

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Alfonso De Nicola, ex responsabile dello staff medico del Napoli, ha deciso di togliersi qualche sassolino dalle scarpe, offrendo un quadro tutt’altro che rassicurante sulle dinamiche che ruotano attorno alle condizioni fisiche dei calciatori. Intervistato da AreaNapoli.it, De Nicola non ha usato mezzi termini, spiegando che una gran parte dei problemi medici in Serie A viene complice o addirittura generata da chi dovrebbe prendersi cura degli atleti.

"Spesso il problema è interno allo staff medico", ha esordito senza giri di parole, sottolineando come la professionalità non sempre sia all’altezza delle aspettative e che troppi medici si limitano a tamponare le criticità senza risolverle davvero. L’ex medico partenopeo ha puntato il dito contro quella che definisce “una gestione approssimativa” che contribuisce a tenere in palestra più infortuni che vittorie.

De Nicola ha poi chiarito che non si tratta solo di incapacità, ma anche di un sistema che “diffonde superficialità e approssimazione, portando a una cronica sottovalutazione dei problemi fisici”. Insomma, non sono solo i calciatori a sbagliare quando tornano in campo prima del dovuto, ma uno staff che spesso si comporta come se gli incidenti sul lavoro fossero normale amministrazione.

Non si è risparmiato nemmeno sul ruolo dei preparatori atletici: "Ci sono professionisti che ignorano le basi della prevenzione e della cura e questo oggi in Serie A è uno spettacolo indecoroso". Immaginate un po’: nuovamente un teatrino tristemente noto, in cui il top level del calcio italiano dovrebbe brillare e invece inciampa su se stesso, tra diagnosi imprecise e gestione superficiale degli infortuni.

La sfera medica nel calcio non è mai stata un argomento da gossip, ma le parole di De Nicola rischiano di gettare una luce fastidiosa su quanto accade dietro le quinte, lontano dai riflettori. La sua esperienza parla chiaro e lancia un interrogativo pesante: quanti gol persi o campionati sfumati sono da attribuire non alla fortuna, ma a un malfunzionamento interno delle società?

Rimane chiaro che per restituire dignità al lavoro medico-sportivo serve un cambiamento radicale che, per ora, sembra solo una chimera dai tempi troppo lunghi. Nel frattempo, i tifosi possono solo sperare che qualcuno smetta di fare il “gioco delle tre carte” con la salute dei propri beniamini.

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