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De Zerbi: “Vivo una seconda vita”. Poi svela: “Ho una squadra del cuore”

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L’allenatore ex Sassuolo, Roberto De Zerbi, è molto apprezzato anche in Inghilterra. Il tecnico ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di The Athletic.

Roberto De Zerbi, allenatore del Brighton, ha concesso un’intervista a The Athletic: “L’idea degli allenatori cambia ogni giorno, ogni settimana, ogni mese. Puoi cambiare qualcosa, puoi fare qualcosa di diverso, adattarti ai giocatori, ma il DNA è sempre lo stesso. Io sono il DNA dello spettacolo, il mio personaggio, la mia storia, la mia famiglia, come ero da giocatore. Ho un’idea ben chiara in testa. Tutti siamo in grado di parlare di calcio, ma parlando dei dettagli si creano situazioni diverse, ci sono cambiamenti, la soluzione è diversa”.

De Zerbi ha poi aggiunto: “Voglio divertirmi. Sto vivendo un sogno e per viverlo bisogna divertirsi. Mi sto divertendo molto, sono stato al Brighton, allo Shakhtar (Donetsk), al Sassuolo. Innanzitutto bisogna divertirsi. Poi è necessario mantenere la mentalità da giocatore. Volevo essere protagonista in campo. Per essere protagonisti bisogna tenere la palla, avere il possesso palla. Da lì è tutto un gioco. Io ero il numero 10. Si vince la partita con il numero 10, l’11, il 9 e il 7, perché sono i giocatori con più qualità”.

Il pubblico vede quello che De Zerbi voleva fare quando era giocatore?

“Sì, perché quando ero giocatore non decidevo io. Ero un calciatore e dovevo seguire le regole. Qui posso decidere io le regole e voglio mettere i miei giocatori nella condizione migliore per divertirsi, perché siamo fortunati a giocare a calcio, siamo fortunati a lavorare nel calcio. Non è frustrante, il focus è diverso. Sono davvero fortunato, perché ho un’altra possibilità nella mia vita. È come vivere due vite, una da giocatore e una da allenatore. Posso imparare dagli errori del passato e migliorare, posso vivere un’altra vita in una situazione diversa. Ho ereditato dal mio percorso familiare uno stile di lavoro. Amo lavorare seriamente. Il lavoro è importante. Ho ereditato dai miei genitori il rispetto per i tifosi. Ero tifoso della mia città, della mia squadra, del mio club, del Brescia, ed è importante che i giocatori rispettino i tifosi. I tifosi pagano gli abbonamenti e quando giochiamo con la maglia, giochiamo per loro, per la società, per le persone che ci lavorano. Loro non giocano in campo, ma lavorano per la società e per i tifosi… possiamo cambiare squadra ma i tifosi rimangono sempre. Dobbiamo comprendere l’importanza dei tifosi e rispettare il club”.

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