I difensori del Napoli si scatenano con i tifosi: emozioni grezze e sogni di gloria! #Napoli #SerieA #Calcio
In un incontro rovente tra i difensori azzurri e i loro tifosi, Giovanni Di Lorenzo, Alessandro Buongiorno, Leonardo Spinazzola e Juan Jesus hanno condiviso storie di trionfi, frustrazioni e ambizioni senza filtri, trasformando il ritiro di Dimaro in una bolgia di passione. Questi ragazzi, con la loro schiettezza, non hanno lesinato critiche ai social e appelli diretti, ricordandoci che nel calcio, a volte, il politically correct può andare a farsi friggere.
L’evento è partito con l’energia tipica dei napoletani, i tifosi che intonano cori come se fossero in uno stadio da 80.000 posti. Subito, una tifosa ha chiesto a Di Lorenzo delle sue emozioni da capitano dopo i successi. Lui non si è tirato indietro: “Sicuramente è stata un’emozione incredibile alzare il secondo trofeo da capitano, anche se Maradona è irraggiungibile per tutti. Il merito è di tutti i compagni e della squadra che ha fatto un lavoro incredibile. Il prossimo obiettivo è puntare a far meglio dell’anno precedente”. Buongiorno, dal canto suo, ha ammesso che vincere lo Scudetto al primo anno era inaspettato, con un tocco di realismo: “Sicuramente è stata una cosa inaspettata, nessuno avrebbe scommesso su di noi come vincitori. Io sin da subito sono stato contento di arrivare a Napoli, per i tifosi e i compagni che ho trovato. Poi siamo riusciti a raggiungere questo traguardo speciale…”.
Le domande si sono spostate sui momenti critici, come il passaggio dallo Scudetto al decimo posto e ritorno. Di Lorenzo, con la tipica finta modestia dei campioni, ha risposto: “Sappiamo tutti che confermarsi non è facile. L’obiettivo è difendere il titolo, tutti ci mettono come favoriti ma io penso che abbiamo vinto i due scudetti da non favoriti. Quindi le griglie, i blocchi di partenza, lasciano il tempo che trovano. È più importante quello che faremo in allenamento e in partita, se riusciamo a mantenere la stessa voglia ed entusiasmo riusciremo a toglierci delle soddisfazioni”. Juan Jesus ha aggiunto un appello diretto ai tifosi, un po’ come un padre che sgrida i figli per farli rinsavire: “Vorrei solo aggiungere una cosa: in tutte le partite in casa che giochiamo, vogliamo sentire una bolgia nello stadio! Gli avversari devono avere paura di entrare. Capisco che siete molto viscerali e passionali, ma usate questa passione in positivo. Non abbiate paura, noi faremo sempre il nostro meglio. Però dobbiamo sentire veramente un carica tanto che gli altri devono avere proprio paura di entrare!”.
Sul fronte degli obiettivi, i giocatori non hanno nascosto le ambizioni, anche se con un realismo che sa di scusa preventiva. Di Lorenzo ha parlato di conferme difficili: “Speriamo (ride, ndr). Riconfermarsi non sarà facile ma è l’obiettivo che abbiamo in testa. Ci sono tante squadre in questo campionato che partono con l’obiettivo di vincere, ma alla fine vincerà una sola. Dobbiamo dare tutto e cercare di crescere ogni giorno come squadra e come giocatori singoli. Abbiamo un allenatore che sa cosa vuol dire vincere, quindi dobbiamo seguirlo e dare tutto per i tifosi e per la maglia”. Buongiorno ha visto i favoriti come una spinta, non una maledizione: “Io me la immagino che deve spingerci ancora di più a lavorare e dare il massimo, come una cosa positiva. Il sogno nel cassetto era arrivare in Serie A e sono riuscito a realizzarlo. Noi andiamo tanto per obiettivi: vincere il più possibile con il Napoli e con la Nazionale sono due cose che mi sono prefissato”. Juan Jesus, senza peli sulla lingua, ha toccato la fame di vittoria: “Sarà anche lui un po’ ad aiutarci, ha giocato tante volte in questa competizione. E c’è anche il mister, che ci dà tanto riguardo l’avere fame. Quando uno veste la maglia del Napoli deve avere sempre fame di vincere perché non è una squadra qualsiasi, c’è una certa importanza e bisogna rispettarla. La fame deve venire da sè. Dico che è un gruppo con tanta fame, un gruppo che corre, nonostante stiamo subendo un po’ i lavori fisici”.
Non sono mancate le chiacchiere sui nuovi arrivati e l’integrazione, con Di Lorenzo che ha dato una pacca sulle spalle al gruppo: “Si sono ambientati subito bene, come ho detto prima di Kevin. Sono arrivati anche Lang, Marianucci, Beukema… Abbiamo cercato noi che siamo da più tempo nel club di farli sentire subito a proprio agio. Penso che quando un calciatore sta bene in un posto e sente la fiducia, riesce a rendere di più. Noi che siamo qui da più tempo stiamo cercando di aiutarli”. Spinazzola e Juan Jesus hanno scherzato su azioni in campo, con un po’ di ironia che fa tanto spogliatoio: “In allenamento proviamo molte cose – risponde Spinazzola – grazie al piede di Juan e ai miei movimenti… Sono state entrambe le cose, la mia è stata più fortuna, ho chiuso gli occhi (ride, ndr)”. E Juan Jesus non ha resistito: “Non era una fortuna quella eh, non è che ho buttato la palla così…”.
Infine, tra riflessioni sui social e la pressione di rappresentare una tifoseria “viscerale”, Juan Jesus ha dato una lezione con un tocco di cinismo: “Io leggo tutto quello che mi arriva, però dopo tanto tempo riesci a capire che c’è un po’ di ignoranza delle persone. Me li faccio scivolare, se mi vado a fermare a ogni commento… Io so il mio lavoro e quello che faccio. So che quando si è più giovani può essere difficile, però caratterialmente uno deve pensare che la persona che ti odia non ti conosce e non sa i sacrifici che hai fatto. Io lascio parlare, non ci penso. Siccome sono genitore il mio obiettivo è insegnare ai miei figli di essere diversi, purtroppo è una società un po’ strana”. Di Lorenzo ha concluso ribadendo la responsabilità: “Ho detto più volte che abbiamo una responsabilità, giocare per una tifoseria come questa è diverso. Spesso l’umore della città dipende dal nostro risultato e questo ce lo dobbiamo sentire addesso. Siamo un gruppo che è cresciuto tanto in questi anni sotto l’aspetto della mentalità”.
Questi scambi hanno lasciato i tifosi con l’acquolina per la stagione che arriva, dove passione e risultati si mischieranno in un cocktail esplosivo, perché nel mondo del calcio, come nella vita, a volte devi urlare per farti sentire.