Arturo Di Napoli non le manda a dire: il Napoli è una macchina da guerra, ma occhio ai sostituti! #Napoli #ChampionsLeague #CalcioItaliano
In una chiacchierata senza fronzoli su Radio Napoli Centrale, l’ex attaccante e attuale allenatore Arturo Di Napoli ha messo in fila le sue opinioni spigolose sul Napoli, senza tanti giri di parole. Quel che dice non è per i deboli di cuore, ma andiamo al sodo: il calcio di oggi è un casino, pieno di muscoli e meno genio, e lui lo sa bene.
“Il Napoli è una squadra forte, pronta per la Champions. Peccato per Lukaku, ma sia Lucca che Hojlund possono sostituirlo bene. L’ex Udinese ha avuto un impatto non facile, ma secondo me ha le qualità per emergere e fare bene con questa maglia. Hojlund è un attaccante completo che ha avuto un ottimo impatto.”
Parlando di come il gioco è cambiato rispetto ai suoi tempi, Di Napoli non si trattiene: è tutto un’altra storia, con una montagna di forza fisica che domina, e pure troppi talenti che marciscono in panchina per mancanza di fegato. L’Italia che salta i Mondiali? Un disastro che pesa come un macigno, ma lui non piange, spinge per un po’ di orgoglio e senso di appartenenza che, a suo dire, c’è ma va scrollato di dosso come polvere.
“I tempi rispetto ai miei sono cambiati. C’è una differenza abissale. Oggi conta molta la forza fisica. Ci sono molti ragazzi interessanti, siamo pieni di talenti. Manca solo il coraggio di lanciarli. Serve quel senso di appartenenza, che secondo me esiste ma va valorizzato. Sul calcio italiano pesa l’assenza dalle ultime due edizioni dei Mondiali. Lucca? Chiedo ai tifosi del Napoli di avere pazienza. È un calciatore di talento e che migliorerà anche nel temperamento. La scelta di Firenze? I fatti spiegano tutti. Conte ha fatto la scelta giusta e quando il campo parla le cose diventano chiare. Lucca avrà la sua occasione”.
Alla fine, Di Napoli lancia un avvertimento chiaro ai tifosi: pazienza con Lucca, che è un talento vero, ma non fatevi illusioni, il campo è spietato. È una questione di fatti, non di chiacchiere, e se Conte ha scelto così, beh, non è per moda – il ragazzo spaccherà, o almeno dovrebbe. In un calcio sempre più rude, parole come queste ricordano che il vero gioco si gioca con i denti stretti.