Andrea Bosco, un giornalista e appassionato della Juventus, ha discusso nel suo editoriale odierno del processo Prisma che coinvolge la squadra bianconera.
Andrea Bosco, un giornalista e sostenitore convinto della squadra di calcio Juventus, ha condiviso le sue opinioni su tuttojuve riguardo al processo Prisma e alle indagini sulla società bianconera: “Quindi il “nemico della Juventus“ è stato trasferito dalla procura di Torino in un altro ufficio giudiziario, insieme a Gianoglio e all’ultimo membro del “trio di morte“, di cui non ricordo il nome, non potevano indagare sulla Juventus a causa dell’”incompetenza territoriale“. Infatti, la Cassazione ha deciso di spostare l’indagine Prisma a Roma. Peccato che quei bravi magistrati, incompetenti territorialmente per l’inchiesta su cui non avrebbero, né dovuto, né potuto lavorare, abbiano sfruttato tutte le risorse a loro disposizione: intercettazioni (anche con i trojan), perquisizioni (anche negli studi legali), fuga di notizie che avrebbero dovuto rimanere segrete, divulgazione (perché non si indaga sulle “manipolazioni“?) ai media, l’”acceso risentimento popolare“ stimolato in modo esagerato, l’invadenza (consentita) di figure del mondo del calcio, della magistratura, della politica e delle istituzioni. Le opinioni sono un diritto: le “pronunce“ anticipate sui giornali sono il cancro del sistema giudiziario italiano”.
Inoltre, ha aggiunto: “Al Capone ebbe più “garanzie“ rispetto a quelle concesse alla Juventus. I diritti del club sono stati calpestati. E non solo dai procuratori torinesi. Chinè, procuratore federale che, basandosi sui documenti dell’inchiesta Prisma, ha praticamente decapitato la Juventus, si è mosso come un elefante in una cristalleria. Perché parliamo di Chinè e non di Fracazzodavelletri? Parliamo di Chinè, ex capo di gabinetto del governo Draghi. Qualcuno che non poteva ignorare che la procura di Torino non aveva competenza per indagare sulla vicenda relativa alle plusvalenze: l’ingegneria finanziaria utilizzata dalla Juventus, per la quale si è ipotizzata qualcosa di simile a un “falso in bilancio”.
“Non sembra che Chinè abbia agito in modo affrettato, se non addirittura sconsiderato? Perché è stato Chinè a infliggere la sanzione che ha privato la Juventus, nonostante l’avesse ottenuta sul campo (facciamo un paragone: come nel 2006), della qualificazione in Champions League con le relative pesanti conseguenze economiche. Perché Chinè ha avuto fretta? Aspettiamo una risposta da parte di Chinè”. ha concluso Bosco.