Donadoni spara a zero sul Milan: “Anomalie e errori da non ripetere” #Milan #Allegri #Calcio
Roberto Donadoni, ex giocatore del Milan e allenatore, ha condiviso le sue opinioni schiette su Gazzetta.it riguardo al Diavolo e al suo nuovo corso. Senza mezzi termini, ha criticato l’approccio della società alla stagione, affermando: “Credo lo sappiano bene anche in società che iniziare così presto la stagione sia un’anomalia. La speranza, e anche la mia convinzione, è che la brutta annata alle spalle sia stata d’insegnamento e che certi errori non si ripetano. In questo senso, aver puntato su Massimiliano Allegri è un bel segnale”.
Quando gli è stato chiesto se ha fiducia in Allegri, Donadoni è stato diretto: “Beh, la sua storia parla da sola. In più, Allegri conosce già Milanello e tutto il contesto attorno al Milan”. Non una lode esagerata, ma un fatto crudo che sottolinea quanto conti l’esperienza in questo ambiente caotico.
Sul mercato gestito da Tare, le sue parole non risparmiano critiche implicite: “Da Jashari a Estupinan e De Winter, il Milan ha scelto profili interessanti, che però devono confermarsi ad altissimo livello. Per me hanno tutti la qualità per fare il salto, ma aspetto anche di vedere chi arriverà in attacco per dare un giudizio”. Sembra che Donadoni stia dicendo che le mosse sono okay, ma solo se non si fermano lì – altrimenti, è solo fumo.
Passando all’obiettivo Hojlund, l’ex centrocampista non si è trattenuto: “Centravanti giovane, che ha già assaggiato la Serie A e questo è un bene. Poi ogni attaccante ha peculiarità importanti, ma molti non tengono conto quanto sul rendimento di una punta sia importante il lavoro collettivo della squadra. Ecco, Hojlund mi sembra proprio il classico giocatore che finalizza la manovra dei compagni, con caratteristiche ben definite. Non è il tipo che si crea occasioni da solo, magari partendo in solitaria e dribblando gli avversari. Se il Milan lo ha scelto è perché sarà convinto possa essere messo in condizione di esprimere le sue qualità. Non dimenticherei però Gimenez, che mi sembra già partito con la testa giusta”. Qui, Donadoni quasi smonta l’idea del “solitario eroe”, ricordando che nel calcio, se la squadra fa schifo, anche i migliori affondano.
Sulla difesa, con alcuni tifosi che reclamano rinforzi nonostante De Winter, ha risposto senza giri di parole: “Nessuno è più qualificato di Allegri quando si parla di difesa. Max ha sempre basato i suoi successi partendo dalla solidità delle sue squadre. Se al Milan manchi qualcosa nel reparto, Allegri saprà valutarlo senz’altro in tempo per intervenire – nel caso – ancora sul mercato. Di certo la tenuta difensiva è stata una delle problematiche della scorsa stagione e tutti dovranno fare uno sforzo per sistemare le cose”. Tradotto: Allegri è il boss della difesa, e se non funziona, è colpa di tutti, non solo dei nuovi acquisti.
Parlando di chi c’era già, come Leao, Donadoni è stato spietato: “Rafa è stato sempre nel centro del mirino. Che sia un giocatore in grado di fare la differenza lo sanno tutti. Cosa gli è mancata spesso? La continuità, la voglia di essere sempre protagonista. E non intendo solo in partita, ma anche negli allenamenti, in spogliatoio… Solo così può essere riconosciuto pure dai compagni. Di sicuro Leao sarà aiutato dal tecnico, ma non è più un ragazzino, deve convincersi prima di tutto da solo di quanto è forte”. Nessuna pietà: Leao deve smettere di fare il divo e sudare sul serio.
Sulle partenze di Theo Hernandez, Thiaw e Reijnders, ha toccato un tasto controverso: “Hernandez per anni è stato uno dei migliori al mondo nel suo ruolo. Però, non è detto che un gran giocatore sia sempre funzionale o positivo per lo spogliatoio. Il Milan deve ripartire innanzitutto dalla forza del gruppo. E allora chissà che perdere un terzino di qualità come Theo non faccia in realtà bene alla squadra per altri motivi”. Un commento che suona come una stoccata: a volte, i fenomeni rovinano l’armonia.
Sul possibile scudetto come il Napoli, Donadoni è ottimista ma realista: “Sì. Non dico sia semplice, ma la squadra ha le qualità per farlo, soprattutto se ha fatto tesoro degli errori del passato”. Infine, guardando alla griglia scudetto, ha delineato le gerarchie senza troppi fronzoli: “Il Napoli campione si è rinforzato, quindi ai nastri di partenza è per forza favorito. L’Inter ha cambiato guida, ma resta l’Inter. Un po’ più dietro vedo Juventus, Roma e Atalanta. Anche se rispetto a qualche anno fa, quando la Juve vinceva nove scudetti di fila, non c’è un divario netto tra chi parte davanti e le altre”. Un’analisi schietta che non risparmia nessuno, evidenziando come il calcio italiano sia più equilibrato, o forse solo meno dominato.