Edin Dzeko apre il cuore sugli allenatori: elogi e critiche senza filtri #Calcio #Interviste #SerieA
L’attaccante della Fiorentina, Edin Dzeko, si è lasciato andare a riflessioni schiette sul suo passato calcistico, senza peli sulla lingua, in un’intervista al Corriere dello Sport. In un mondo dove gli allenatori vengono spesso idolatrati o criticati con eccessiva cautela, Dzeko non si è risparmiato nel descrivere le sue esperienze.
“Spalletti è uno dei migliori che ho avuto. Nei primi quattro, cinque mesi a Roma non giocavo tanto ed ero deluso… Spalletti è diverso dagli altri, ha un carattere particolare e va capito. Quando l’ho conosciuto meglio, le cose sono migliorate notevolmente. Lui sa entrare nella testa dei giocatori. Mi dispiace che non sia andato bene con la Nazionale, forse non era il lavoro suo. Spalletti deve stare in campo sempre, avere un contatto continuo con la squadra… Per gli attaccanti, poi, è il numero uno assoluto.”
Passando a un altro capitolo della sua carriera, Dzeko ha toccato anche l’aspetto umano e tattico di chi l’ha guidato, con un tocco di realismo che non tutti apprezzerebbero. È un mondo brutale, quello del calcio, dove la lealtà e i trofei si mescolano con momenti bui.
“Inzaghi è una bravissima persona, fa star bene i ragazzi, lui dà grande libertà. Eravamo una squadra forte, io arrivai il secondo anno, ma nel primo lui proseguì il lavoro di Conte, non lo stravolse. I compagni mi dissero che Conte è un fenomeno, con lui sapevano sempre cosa fare e dove andare. Barella che partiva da 8 e s’abbassava a terzo dietro e tanto altro, erano movimenti codificati… Con Simone abbiamo alzato dei trofei, ed è stato bellissimo, ma anche vissuto un paio di giornate nere.”
Queste parole di Dzeko evidenziano come, dietro le vittorie, ci siano dinamiche complesse e personalità forti che possono fare la differenza. Nel calcio di oggi, dove tutti fingono di essere amici, è rinfrescante sentire qualcuno che chiama le cose con il loro nome, anche se rischia di urtare qualche sensibilità.