Ex portiere del Napoli Coppola: tradimenti, gerarchie e segreti dei pali! #Napoli #Calcio #Portieri
Ferdinando Coppola, l’ex numero uno del Napoli, non le manda certo a dire in una chiacchierata radiofonica che fa tremare i polsi. Senza giri di parole, questo tipo di storie nel calcio mostrano come i bei discorsi dei allenatori spesso siano solo aria fritta, e lui ne sa qualcosa dalla sua esperienza burrascosa.
In particolare, Coppola ripercorre con amarezza il suo addio al Napoli, accusando apertamente un ex tecnico di averlo preso in giro. “Andai via da Napoli con grande amarezza. Arrivò Zeman e lui mi ingannò. Mi disse che non sarei andato da nessuna parte perché puntava su di me, ma in realtà a mia insaputa continuava a chiedere alla dirigenza un altro portiere. Così, senza che nessuno mi dicesse niente, un giorno mi ritrovai il compianto Mancini nello spogliatoio e lì decisi definitivamente di andare al Bologna. Il mio personale pensiero sul ruolo del portiere è quello di avere delle gerarchie. Ma da quando ho iniziato ad allenare le pressioni e le tensioni per l’aumento delle partite si sono sovraccaricate.”
Passando al presente, Coppola non si trattiene sui problemi moderni dei portieri, dove le gerarchie sembrano un lusso e le pressioni un incubo quotidiano. Lui mette in chiaro che oggi serve un po’ di sano realismo: due portieri di livello non sono un optional, ma una necessità per non finire stritolati dallo stress.
E qui entra in scena Carnesecchi, che per Coppola è una scommessa vincente, descrivendolo come il portiere ideale senza tanti fronzoli. “Oggi è un toccasana avere due portieri di livello. Carnesecchi già a Cremona aveva le stigmate del grande portiere. Ha tutte le caratteristiche, tecniche e fisiche oltre che professionistiche. L’Atalanta è sicuramente una squadra top, ma potevano acquistarlo anche società di livello altissimo. Il Napoli ha sofferto un po’ ma ha vinto, ciò che traspare è la sua mentalità, quella vincente di Conte. Lui è riuscito ad incidere soprattutto da quel punto di vista. Il Napoli ha una squadra molto forte, e vincere è una di quelle cose che conta. Milinkovic-Savic ha una rilancio molto lungo, ma non so se vuole preparare una partita su questo fondamentale il mister”.
Insomma, tra mentalità da vincenti e qualche rilancio lungo che potrebbe fare la differenza, Coppola dipinge un quadro del calcio dove l’ipocrisia è all’ordine del giorno, ma alla fine ciò che conta è portare a casa il risultato, senza troppi sentimentalismi. Il suo sguardo critico sottolinea come, nel mondo del pallone, le gerarchie e le scelte dei mister possano decidere tutto, spesso a discapito di chi è sul campo.