“Che vinca il migliore e soprattutto evviva ‘Mama Africa’” afferma al telefono Fatou Diako, presidente della Consulta degli immigrati del Comune di Napoli. Oggi non parla da rappresentante istituzionale ma da tifosa di calcio. Domenica c’è la finale di Coppa d’Africa e al cuore non si comanda: in campo c’è la sua Costa d’Avorio.
“Ma attenzione” si interrompe all’improvviso, quasi non volesse lasciarsi andare. “Come presidente della Consulta rappresento tutte le persone immigrate e dunque tutte e due le nazioni in finale: non solo la Costa d’Avorio ma anche la Nigeria”. Sono giorni, racconta Diako, di pronostici e di organizzazioni.
“Sarebbe stato bello avere un grande schermo all’Anfiteatro Garibaldi, nella zona della stazione, dove ci sono tante comunità, ma i tempi ormai sono stretti; tante amiche e tanti amici li inviterò a casa mia, per guardare la partita insieme, ivoriani, nigeriani e chi vorrà”. Secondo Diako, il calcio può costruire ponti e migliorare i rapporti tra le persone. “So che in questi giorni”, dice la presidente, “in Africa si respira un clima molto bello, di gioia”.
Domenica sera, la Nigeria sarà ospite della Costa d’Avorio, nello stadio di Abidjan. Diako scherza quando le si chiede se il fattore campo potrà dare una spinta in più a “Les Elephants”, come si chiama la nazionale di casa. Di fronte avranno le “Super Eagles”, le aquile nigeriane. Il punto, sembra di capire, non sarà però solo chi fa più gol: “Spero solo che questa Coppa possa unire”, sottolinea Diako, “creando un momento di scambio e fraternità tra tutte le comunità africane”.
Un’ultima battuta è su Victor Osimhen, attaccante sia delle “Super Eagles” che degli azzurri campioni d’Italia. “E’ un nigeriano, certo, ma è pure napoletano, proprio come me, che vivo in questa città da 23 anni” dice Diako: “Vinca il migliore”.
“A noi nigeriani per essere felici basta poco; con la vittoria in Coppa ci dimenticheremmo di tutti i problemi, siamo fatti così”. Fidel Wilson è segretario generale della Comunità nigeriana a Roma, nel Lazio e in Vaticano. Oggi parla però anche da tifoso. La finale che assegnerà la Coppa, quella d’Africa, è in programma domenica sera.
Le “Super Eagles”, le aquile nigeriane bianco-verdi, affronteranno nello stadio di Abidjan i padroni di casa della Costa d’Avorio. Loro si fanno chiamare “Les Elaphants” e sono avversari di rango, nonostante le difficoltà di inizio torneo. “Siamo due Paesi molto simili e sul piano calcistico pure molto forti” dice Wilson.
Convinto che la Nigeria possa farcela. “I giocatori decisivi?” chiede in modo assertivo più che interrogativo. “Saranno due e giocano entrambi in Italia: Victor Osimhen, del Napoli, un gladiatore vero che sa trascinare tutti nonostante le difficoltà legate ad alcuni infortuni; e Samuel Chukwueze, del Milan, scattante come pochi e con grinta da vendere”. In vista di domenica, la Comunità nigeriana di Roma si sta organizzando per seguire la partita in diretta, insieme, con uno o più schermi comuni.
Wilson è in Italia da 26 anni ma con il suo Paese e la cultura d’origine ha rapporti costanti. “Ci basta poco per essere felici”, dice: “Forse sarà perché siamo giovani, con un’età media di 25 o 30 anni, e pazienza se l’economia non va sempre bene e se i politici spesso pensano solo a se stessi”.