Adriano Galliani ricorda Silvio Berlusconi a un anno dalla morte
Un anno fa ci lasciava Silvio Berlusconi. Adriano Galliani, ex amministratore delegato del Milan, ha condiviso un toccante ricordo dell’ex presidente del club rossonero nel corso di un’intervista con il quotidiano Libero.
"Le racconto una cosa inedita che ormai è in prescrizione. La sera di quel novembre ’79, al ponte dei morti, quando mi invitò a cena per conoscermi, la sua prima domanda fu sulle mie idee politiche. Io risposi: ‘Dottor Berlusconi, io non so come la pensa lei, ma il mio papà, da piccolo, mi diceva sempre che i comunisti mangiano i bambini, e lì io sono rimasto’. Silvio si alzò e mi venne incontro per abbracciarmi. In fondo la nostra generazione veniva da Stalin e dal suo ministro degli Interni, l’anima nera Lavrentij Pavlovi Berija, il massacratore…".
L’inizio di una grande collaborazione
Adriano Galliani ha raccontato che la serata non portò subito all’idea di acquistare il Milan. "No, quello venne dopo. Allora gli dissi: ‘però mi deve lasciare la mia passione: seguire il Monza in calcio e in trasferta’, così fu. Feci la mia carriera a Mediaset di cui divenni anche amministratore delegato (dall’86 al ’98) finché, nell’85, comprammo il Milan. Molti anni dopo acquistammo il Monza stesso – ma io non lo sapevo – e, insomma, da lì la leggenda. La mia esistenza si è intrecciata inevitabilmente con quella del mio unico maestro di vita".
La discesa in campo e le memorie vincenti
Alla domanda se fosse favorevole alla discesa in campo di Berlusconi, Galliani risponde: "Io lo ero moderatamente. Ma non ero del gruppo coinvolto nella creazione del partito. Io ero stato scelto per far garrire la bandiera berlusconiana dal Milan sui campi da gioco. Il 18 maggio del ’94 fu probabilmente per Silvio uno dei giorni più memorabili: il Milan vinceva la Coppa dei Campioni 4-0 col Barcellona; e, contemporaneamente, il suo governo ottenne la fiducia in Senato".
Galliani ha inoltre commentato la opinione di Gennaro Gattuso che sosteneva forse una maggiore competenza calcistica di Galliani rispetto a Berlusconi. "No, è una boutade. In realtà, in tutto, Berlusconi era – nota Confalonieri – come Pelè, divinità calcistica assoluta: avrebbe potuto fare la squadra perfetta anche con altri, ma noi non potevamo farla senza di lui. Eravamo in quattro – Bernasconi, Confalonieri, Dell’Utri, Galliani in rigoroso ordine alfabetico – ‘Silvio e la sua orchestra’ (lui cantava da Dio in francese, aveva fatto la Sorbona); ognuno di noi aveva spicchi di personalità. Il paragone è quello della ruota di bicicletta: lui il mozzo, noi i raggi".
Le parole di Galliani rendono omaggio alla figura di Berlusconi, sottolineando il grande impatto che ha avuto non solo nel mondo del calcio, ma anche nelle vite delle persone che lo hanno affiancato.
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