Gabriele Gravina, presidente del FIGC, ha parlato dal palco de Il Foglio a San Siro. #Napoli #FIGC #CalcioItaliano
Gabriele Gravina, presidente del FIGC, ha dato un messaggio forte e chiaro ai tifosi azzurri: "Sono stati abbandonati i personalismi del passato, l’assemblea elettiva del 3 febbraio ha mandato un messaggio. Che per il bene del calcio bisogna stare tutti insieme". Finalmente, sembra che le beghe personali siano state messe da parte per il bene del pallone, un sollievo per chiunque ami il calcio, specialmente per noi tifosi del Napoli.
Ma perché non c’è stata una vicepresidenza per la Lega Serie A? Gravina ha spiegato: "Proprio per una questione di autonomia. A Ezio (Simonelli, presidente di Lega) mi lega un’amicizia decennale. Però ci vogliono dei percorsi, la Serie A legittimamente ha rivendicato e ottenuto un ruolo importante, credo anche nell’interesse della Lega di A. Nel momento in cui ricoprisse una vicepresidente, immagino le difficoltà in caso di votazioni conflittuali. Però credo che la sua presenza nel comitato di presidenza, sia forte e importante. La Serie A è forte e presente". Insomma, un po’ di politica interna, ma il messaggio è chiaro: la Serie A è al centro del progetto, e per noi tifosi del Napoli, questo vuol dire che il nostro amato club avrà sempre un ruolo di primo piano.
Gravina ha poi parlato della ritrovata sintonia con il ministro Abodi: "Sì, ci sono temi critici, l’agenda del ministro su molti coincide con la nostra. Ci sono cose che il calcio rivendica, non perché sia un atto che vada a intaccare l’equilibrio economico-finanziario della politica complessiva del nostro Paese. Noi rivendichiamo qualcosa che ci spetta di diritto. Siamo in sintonia con la Lega di A e con le altre leghe, con le componenti di tutto lo sport italiano. Non è pensabile che, nel mondo delle scommesse, noi aumentiamo il valore della produzione del nostro Paese per 16 miliardi di euro: in tutti i Paesi d’Europa è stato avviato un riconoscimento doveroso, che poi è la conseguenza di un principio sancito dalla Commissione europea, che ha parlato della tutela del diritto d’autore in relazione alle scommesse. Non capisco perché allo sport italiano non venga debba essere riconosciuto nulla. Oggi diciamo che lo sport è cultura: alla cultura viene riconosciuta una tax credit, al calcio no. Penso poi al divieto della pubblicità del betting: tutti possono scommettere, ma le società non possono fare pubblicità. Sappiamo che il percorso è lungo, che ci sono divergenze che non riguardano la maggioranza politica ma altri soggetti". Qui il discorso si fa interessante per noi tifosi: il calcio è cultura, ma sembra che in Italia non venga trattato come tale. I soldi delle scommesse arricchiscono il Paese, ma il calcio non ne riceve il giusto riconoscimento. Speriamo che questa sintonia porti a cambiamenti positivi, perché il calcio, e soprattutto il Napoli, meritano di essere valorizzati come si deve.
Ecco il calcio italiano che cerca di rimettersi in piedi, con una visione chiara e unita, finalmente libera da quei personalismi che tanto male hanno fatto in passato. Forza Napoli, sempre!