martedì, Novembre 18, 2025

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Gravina non cede: Italia-Israele si gioca, polemiche o no

Gravina tra incubi calcistici e partite controverse: il lato umano del presidente FIGC #FIGC #ItaliaMondiale #Qualificazioni

Gabriele Gravina, presidente della FIGC, ha condiviso aneddoti personali durante il suo intervento nel podcast “Sette vite”, focalizzandosi sulle prossime quattro sfide di qualificazione al Mondiale. In un momento di vulnerabilità, Gravina ha rivelato un retroscena che mostra il lato meno formale del calcio: “Ho chiamato Rino Gattuso e gli ho detto: Rino ho dormito male, ho avuto un incubo, dimmi qualcosa di positivo così recuperiamo subito la giornata. Lui mi ha tranquillizzato e poi ho vissuto una buona giornata”. Questo incubo era legato ai possibili esiti delle partite e ai rischi di infortuni per i calciatori, evidenziando come anche i leader del calcio non siano immuni da notti agitate.

Passando a temi più controversi, Gravina ha affrontato la partita contro Israele prevista per il 14 ottobre, mantenendo una linea netta tra emozioni personali e doveri istituzionali. Con un tono che mescola indignazione e pragmatismo, ha dichiarato: “Su questo sono stato molto chiaro: c’è una netta distinzione tra il mio ruolo di cittadino, di uomo del mondo che è fortemente indignato per tutto quello che noi stiamo vedendo. Poi c’è una responsabilità politica che non mi compete e c’è una responsabilità sportiva. lo ritengo che lo sport abbia una grande funzione: quella di unire, di aggregare, di rendere tutto possibilmente condiviso. Noi riteniamo che la partita con Israele si debba giocare e la giocheremo. Faremo di tutto per portare a casa il miglior risultato possibile”. In questo contesto, lo sport appare come un collante universale, capace di superare tensioni esterne, anche se qualcuno potrebbe storcere il naso di fronte a certe scelte diplomatiche.

Il percorso personale di Gravina aggiunge un tocco inaspettato alla sua carriera nel calcio. Durante la sua formazione giovanile, ha sperimentato la vita in seminario, spinto da una vocazione religiosa amid le difficoltà familiari, con l’ambizione di diventare missionario. Tuttavia, il suo vero destino si è rivelato nel trasformare Castel di Sangro, un piccolo centro in Abruzzo, in un hub turistico e imprenditoriale. Per circa 20 anni, Gravina è stato proprietario della locale squadra di calcio, guidandola dalla seconda categoria fino alla Serie B, dimostrando come la passione per il gioco possa reinventare realtà provinciali.