Hazard e gli “incubi” italiani: lezioni di ferro per il Napoli che ama vincere
Eden Hazard, l’ex stella del Chelsea, ha riaperto il cassetto dei ricordi in un’intervista, parlando di allenatori italiani che trasformano sudore in trofei. “Quando al Chelsea è arrivato Antonio Conte, è stata tosta. Ai primi allenamenti, fisicamente, abbiamo sofferto tantissimo”, ha confessato il belga, e chi segue il Napoli sa bene che questo rigore made in Italy non è una novità. Pensate a come Sarri martellava i nostri azzurri: stessa scuola, stessa fatica, ma alla fine premi come il secondo posto in Serie A.
Ma andiamo oltre: “In estate andammo a Los Angeles. Era caldo. Ci allenavamo mattina e pomeriggio… a inizio stagione perdemmo una partita contro l’Arsenal. Poi cambiò tutto. Passammo a cinque in difesa. Kanté diventò devastante a centrocampo”. Ecco, tifosi, questo è il Conte che noi napoletani invidiamo e critichiamo: trasforma errori in capolavori, ma a che prezzo? Al Napoli, Spalletti ci ha insegnato che un po’ di follia creativa batte sempre la rigidità, però senza sudore non si va lontano.
Non che Sarri fosse da meno: “L’estate dopo arriva Sarri. Sapevo che sarebbe stata tosta perché ormai sapevo che con gli italiani… ma Mertens mi disse: ‘Vedrai che ti diverti, ma non agli allenamenti’. Era vero. Agli allenamenti ripetevamo sempre le stesse cose, per ore e ore. Ma alla fine fu per quello che vincemmo l’Europa League”. Ironico, no? Mertens, il nostro idolo, che avvisa Hazard: divertirsi in campo, soffrire in allenamento. Al Napoli, Sarri ci ha regalato magie ma anche frustranti pareggi, ricordandoci che il suo mantra “palla a terra” funziona solo se hai una rosa di fenomeni.
Alla fine, “Gli allenamenti erano devastanti, ma in partita arrivavamo nelle migliori condizioni: è per quello che abbiamo vinto il campionato”, e Hazard non sbaglia. Per noi partenopei, è un monito: tra le lezioni di Sarri e le follie di Maradona, il Napoli deve mixare intensità e genio per non finire secondi. Critichiamolo pure, ma senza questi “italiani pazzi”, non si vincono guerre sul campo. Discutiamone, azzurri: meglio sudare o sognare?