Un tema di grande attualità riguarda la gestione finanziaria dei calciatori professionisti dopo la fine della loro carriera. Molti giocatori, nonostante abbiano guadagnato ingenti ricchezze durante gli anni della loro attività sportiva, si ritrovano a fare i conti con gravi problemi economici nel medio-lungo termine. Secondo uno studio dell’Università Luiss, il 60% dei calciatori vive in uno stato di indigenza dopo 5 anni dal ritiro.
Le ragioni di questa situazione sono molteplici. Spesso i giocatori fanno investimenti sbagliati, mantenendo un tenore di vita sfarzoso anche quando il flusso di entrate si riduce sensibilmente. Inoltre, manca una solida educazione finanziaria che li aiuti a gestire il patrimonio accumulato. Recentemente, si è evidenziato anche il problema delle scommesse e della ludopatia. Un buon livello di cultura e formazione aiuterebbe a evitare queste trappole.
In Italia, il 70% dei calciatori professionisti ha solo la licenza media, il 26,2% ha il diploma e solo il 4,8% ha una laurea. Questo dato diventa ancora più preoccupante se consideriamo che nel mondo del calcio professionistico rientrano anche i giocatori di Serie B e Serie C, dove il livello di guadagno è molto più basso rispetto alla Serie A. In generale, si stima che il 55% dei calciatori guadagna meno di 50.000 euro all’anno. Questa maggioranza silenziosa è particolarmente vulnerabile al gioco d’azzardo e ai suoi “facili” guadagni.
La gestione finanziaria dei calciatori professionisti è un tema che merita un’attenzione maggiore. È fondamentale promuovere una cultura finanziaria adeguata tra i giocatori, fornendo loro gli strumenti necessari per prendere decisioni consapevoli riguardo ai loro patrimoni. Solo così si potrà evitare che il 60% dei calciatori finisca in povertà dopo soli 5 anni dalla fine della carriera.