domenica, Luglio 6, 2025

Il vero problema del Napoli: tattica da asilo, fisico da pensionati o mente da politici? Analisi del disastro nei secondi tempi della squadra

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Il Napoli esce dal Dall’Ara con un solo punto, mancando l’occasione di accorciare sull’Inter. Gli azzurri nella prima frazione di gioco passano in vantaggio grazie al gol di Anguissa e sfiorano il raddoppio in più occasioni. La squadra di Conte però paga l’ennesimo secondo tempo snobbato: primo tiro della ripresa nei minuti di recupero, intanto il Bologna fa 1-1 con merito e sfiora pure la rete della vittoria. #ForzaNapoli #SerieA

È il sesto pareggio nelle ultime nove gare, che si somma a due vittorie e una sconfitta: un periodo piuttosto complicato per i partenopei che nel momento decisivo della corsa scudetto stanno evidenziando diversi limiti. Su tutti, l’incapacità di esprimersi ad un livello medio-alto se non per gli interi 90 minuti, quantomeno per buona parte della gara. È anzi frequente vedere per alcuni tratti fiammate di grande intensità e qualità, per poi spegnersi di colpo nel corso della medesima partita. Il grafico a fine articolo, mostra la produzione offensiva negli ultimi tre quarti d’ora: la linea blu ha un picco leggerissimo, i gol attesi superano appena lo 0.5. In sostanza, pericolosità quasi pari a zero. Il problema è quindi ben chiaro: il Napoli gioca le partite a metà, ultimamente solo i primi 45 minuti.

Sintesi-commento: Il grafico ci dice che il Napoli ha smesso di essere pericoloso dopo l’intervallo, come se i giocatori avessero deciso di andare in vacanza anticipata. Praticamente, la nostra squadra gioca solo un tempo, lasciando i tifosi a sperare che basti.

Qual è però la causa di questo problema? Nello scorso post-partita, Juan Jesus in conferenza stampa ha detto: Nel secondo tempo il Bologna ha cambiato le pressioni (…) e non avevamo più spazio, ci prendevano in modo diverso e devi cambiare l’uscita. E noi abbiamo perso un po’ le misure". Il difensore brasiliano rimanda quindi alla questione tattica, che può essere presa in considerazione nella fattispecie – Bologna in forma, stadio difficile, Italiano maestro del piano gara ecc. – ma risulta meno credibile nella totalità dei non-secondi-tempi collezionati dal Napoli. Anche contro Milan, Fiorentina, Como, Venezia, Udinese, il fallimentare rientro dagli spogliatoi è stato conseguenza di un cambio tattico dell’avversario o di una mancata contromisura del Napoli? Davvero difficile crederlo, soprattutto con un allenatore come Antonio Conte in panchina.

Sintesi-commento: Juan Jesus cerca di dare la colpa al cambio di pressing del Bologna, ma diciamocelo, sembra una scusa debole. Se il Napoli non riesce a reagire a questi cambiamenti, forse è il caso di fare una bella chiacchierata con il mister.

Allo stesso modo parlare di stanchezza o calo fisico sarebbe riduttivo. Il Napoli ha un solo impegno a settimana e comunque continua a correre più degli avversari: contro il Bologna 115 chilometri percorsi a 113, meglio pure nelle sfide con Milan, Venezia e Fiorentina ad esempio. Peraltro, quand’anche il problema fosse di tipo atletico si verificherebbe negli ultimi scampoli di gara e non attraverso un’involuzione improvvisa nei primi minuti della ripresa. Tema infortuni? Il famoso filotto di sette vittorie, a cavallo tra fine girone d’andata e inizio girone di ritorno, era arrivato in assenza di Buongiorno e Kvaratskhelia per diverse partite, con pure altri indisponibili di mezzo.

Rimane da analizzare allora l’aspetto mentale. In alcuni delle partite prese in considerazione, il calo del secondo tempo è arrivato dopo essere passati in vantaggio di uno o due gol nella prima frazione di gioco. Nel gennaio d’oro invece, la vittoria sulla Juventus, per citarne una, era stata conquistata con una grande rimonta. Ecco che si può pensare ad un atteggiamento volontario dei giocatori – chissà se su ordine dell’allenatore – che si rintanano nella propria metà campo, il baricentro si abbassa, la difesa si schiaccia nella propria area. E proteggere il risultato in queste condizioni spesso non aiuta. Quindi non necessariamente un atteggiamento remissivo causato da un ostacolo tattico, ma una disposizione tattica "sottomessa" effetto di una scelta conservativa.

C’è una buona notizia, o meglio lo è se il problema del Napoli dovesse essere l’ultimo elencato, perché facilmente risolvibile. Senza l’interrogativo della condizione atletica, dei mezzi tattici o delle risorse tecniche, il Napoli avrebbe ancora una chance, se si trattasse solo di riprendersi sul piano mentale. Le squadre di Conte sono quelle dalla più spiccata tigna, lo riconoscono tutti, ebbene nel momento clou si potrebbe puntare a vincerle tutte semplicemente decidendo di scendere in campo nei secondi tempi. Scegliendo di attaccare anche se in vantaggio 1-0.

Con queste premesse, i tifosi del Napoli sperano che la squadra trovi la giusta mentalità per affrontare la parte restante del Campionato e dimostrare che il cuore azzurro batte ancora forte.


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