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Inchiesta Prisma, la Corte Suprema trasferisce il caso Juventus da Torino a Roma

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Questa scelta rappresenta un successo per la difesa del club, che ha costantemente sostenuto l’argomento secondo cui il processo non avrebbe dovuto svolgersi a Torino

Torino perde la causa contro la Juventus. La determinazione è stata presa ieri sera dalla Corte Suprema, incaricata di stabilire quale sia la giurisdizione appropriata per il procedimento penale sui bilanci del club bianconero. Non Milano, come si riteneva più probabile – essendo la sede della Borsa Italiana -, ma la scelta è caduta su Roma. Secondo Calcio e Finanza, questa sembrava essere solo un’opzione remota, presa in considerazione in quanto sede della Computer Share, l’azienda che ha ricevuto l’autorizzazione dalla Borsa Italiana per diffondere i comunicati agli azionisti. Ad ogni modo, questa decisione rappresenta una vittoria per la difesa del club, che ha costantemente sostenuto l’argomento secondo cui il processo non avrebbe dovuto svolgersi a Torino. La procura, d’altro canto, sosteneva che la competenza spettasse ai magistrati piemontesi. Tutto ruotava attorno al comunicato diffuso dalla Juventus il 20 settembre 2020, il quale rendeva noto l’approvazione dei bilanci al 30 giugno 2019. Secondo gli investigatori, il documento conteneva informazioni false: bilanci manipolati che presentavano una performance aziendale distorta rispetto ai risultati reali, manipolando così il mercato azionario.

Secondo i pubblici ministeri, il reato si è verificato nel momento in cui un dipendente della Juventus ha caricato l’avviso nel sistema di memorizzazione “1Info”, ovvero la piattaforma informatica utilizzata da ComputerShare e autorizzata dalla Borsa Italiana. Quell’azione è durata solo pochi secondi. Pertanto, secondo i magistrati, l’invio e la diffusione del comunicato coincidevano, rappresentando un’azione irreversibile e immodificabile.

L’altro aspetto era che la condotta illegale doveva essere attribuita a un’entità fisica, quindi alla società Juventus e non a un’entità virtuale come la piattaforma informatica. Fino ad ora, per i crimini di manipolazione di mercato azionario, Milano era sempre stata considerata competente. Tuttavia, gli inquirenti ritenevano che le modifiche apportate negli ultimi anni dalla Borsa Italiana potessero ridefinire le regole giuridiche precedentemente applicate.

Inoltre, l’obbligo di informare il mercato ricadeva sulla società stessa e non più sulla Borsa Italiana. Nell’udienza tenuta ieri presso la Corte Suprema, l’unico ad appoggiare la stessa tesi della procura è stato l’avvocato Vittorio Nizza, rappresentante civile per il fondo libico Lafico, impegnato attualmente con lo 0,7% delle azioni del club bianconero. Pertanto, nella prossima udienza, fissata per il 26 ottobre, il giudice Marco Picco dichiarerà la sua “incompetenza” e ordinerà la trasmissione degli atti a Roma. Il procedimento riprenderà dalle indagini preliminari.

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