Cristian Chivu sull’Inter: Pre-campionato tosto e vecchie guardie motivate! #Inter #Calcio #Chivu
Cristian Chivu, fresco allenatore dell’Inter, ha condiviso le sue riflessioni sul pre-campionato con DAZN, senza tanti giri di parole. In un mondo del calcio dove tutti amano lamentarsi, lui ammette che non è stato tutto rose e fiori, ma almeno non ci sono state catastrofi.
“Sono state 3 settimane di lavoro, le partite per me sono state importanti tanto quanto gli allenamenti, tutta la fatica e il lavoro che abbiamo messo in campo nel ritiro estivo. Sono stati giorni di lavoro sodo e ho visto delle belle cose, così come ho visto cose non fatte bene, ma ci sta, all’inizio è sempre più difficile trovare la gamba fresca e la lucidità in un periodo in cui si lavora tanto. Quello che mi ha fatto piacere è che problemi seri non ne abbiamo avuti. Non ho mai guardato i risultati, ma solo dare minutaggio ai giocatori per mantenerli tutti allo stesso livello per vedere le idee e i principi che abbiamo cercato di trasmettere in questo periodo”.
Quando gli hanno chiesto se la difesa è troppo vecchia, Chivu non si è fatto problemi a liquidare la questione con un po’ di realismo brutale: non è l’età che conta, ma l’impegno, e chi è stanco di giocatori over 30 dovrebbe forse dedicarsi al calcio da tavolo.
“Non guardo mai la carta d’identità, ma la motivazione, la passione, la voglia di migliorarsi tutti i giorni, anche se si tratta di un 30enne, ma soprattutto se si tratta di un 20enne perché poi al campo conta il lavoro che metti, la motivazione, la disciplina, l’applicazione che hai. Per me sono cose fondamentali che vanno al di là di quelli che sono solo i numeri”.
Sul mercato, Chivu è stato schietto come al solito: vogliono rinforzi di qualità, non robetta, e se non arriva gente che si adatta, pazienza, c’è tempo. Niente di quel solito bla bla su miliardi spesi per nulla.
“Siamo sulla stessa linea, con gli stessi pensieri, consapevoli dei giocatori che dobbiamo aggiungere a questa squadra. Il mercato è aperto, c’è tempo ancora tempo per fare determinate operazioni. Non vogliamo aggiungere quantità, ma qualità, gente che sa stare in un gruppo come il nostro e che fa crescere il livello della squadra”.
Per quanto riguarda gli obiettivi, l’Inter non si accontenta: vincere ovunque, anche se sappiamo tutti che nel calcio reale non è sempre possibile. Ma almeno lui ci mette l’ambizione, senza scuse.
“Essere competitiva su tutti i fronti, che si tratti di campionato, Champions e Coppa Italia, competizione che spesso si dimentica. Bisogna essere sempre competitivi, fare il massimo, entrare in campo per vincere, ottenere su 38 partite 38 vittorie se è possibile, anche se a volte è impossibile. Come mentalità e approccio partiamo da questo”.
Infine, su cosa significhi allenare l’Inter, Chivu ha parlato di responsabilità e gratitudine, con un tocco di sentimentalismo che, diciamolo, nel calcio di oggi è quasi eretico. Ha vissuto il club da dentro e ora vuole restituire il favore, senza drammi.
“È una grande e bella responsabilità, le due cose vanno separate. Mi trovo in questa società da un bel po’, abbiamo condiviso e vissuto dei momenti belli insieme che mi hanno fatto crescere come uomo, persona e allenatore. Adesso è tempo che anche io dia qualcosa indietro a questo club”.