"Io col tifo ho chiuso, da quella ‘malattia che non va più via’ guarisco", parole da brividi di un tifoso azzurro che era già a Torino.
Juventus-Napoli, trasferta vietata ai tifosi residenti a Napoli e provincia. G. N., tifoso azzurro, pubblica oggi un post su Facebook aggiungendo una foto con moglie e figli piccoli: "Eccoci qua, facinorosi criminali residenti a Napoli, ma a Torino già da giovedì, profittando del ponte di San Gennaro. Il costo dei biglietti è ininfluente per una famiglia che ha speso 430 € di alloggio, 300 € di treno (per fortuna c’era l’offerta family), chiesto permessi e congedi a lavoro. La questione non è di tipo economico; pazienza, avremo fatto i turisti in una bellissima città. Il problema è spiegare ad un bimbo di 11 anni che non può accedere allo stadio perché residente a Napoli".
La Frustrazione dei Tifosi
L’emozione delle parole di G. N. mette in luce la frustrazione di tanti tifosi azzurri. La decisione di vietare la trasferta a chi risiede a Napoli e provincia ha scatenato non pochi malumori e sentimenti di ingiustizia. La scelta del divieto non discrimina basandosi sul comportamento passato dei singoli, ma sull’origine geografica, una decisione che ha suscitato perplessità ed indignazione.
L’Impatto su Famiglie e Bambini
Il post di G. N. evidenzia inoltre l’impatto emotivo della decisione, non solo sugli adulti ma anche sui più giovani. Spiegare ad un bambino che non può accedere allo stadio solo perché è residente a Napoli è un compito arduo per qualsiasi genitore. Oltre ai costi sostenuti, la delusione di non poter vivere un evento tanto atteso pesa sul morale di tutta la famiglia. La trasferta, che doveva essere un momento di gioia e condivisione, si trasforma così in una lezione amara sull’ingiustizia e la discriminazione.