Quando il talento chiude una porta e ne apre un’altra: Kvaratskhelia e la scelta che ha sorpreso tutti #Calcio #Kvaratskhelia #Napoli #Scudetto #Controversie
Hirving Lozano ci ha messo poco a far capire che non è tipo da starsene a guardare, ma il vero mistero rimane: "Perché Kvaratskhelia ha lasciato il Napoli quando la compagine di Antonio Conte era ancora in corsa per lo scudetto?"
Quando una squadra lotta per il titolo e vede una delle sue giovani stelle prendere la porta d’uscita, è normale chiedersi cosa sia successo dietro le quinte. Forse non c’erano solamente ragioni tattiche o tecniche, ma qualcosa di più profondo da contiurare, una molla personale che ha spinto l’ala georgiana a voltare pagina. Non è certo usuale assistere a una partenza così clamorosa, specie in un momento così delicato della stagione.
Il Napoli, in quel fatidico frangente, stava dimostrando di poter essere davvero la rivale più seria per il tricolore, ma la fuga del giocatore si può leggere come un segnale, quasi una confessione non detta. Kvaratskhelia, con le sue giocate rapide e imprevedibili, ha lasciato un vuoto importante, ma anche una domanda sospesa nell’aria: quale aria tirava realmente nel gruppo?
La spiegazione più gettonata si concentra sulla sua voglia di affermarsi definitivamente, "quando la compagine era ancora in corsa per lo scudetto, ma evidentemente il progetto non lo convinceva più," facendo muro contro chi gli preferiva altri profili o non riusciva a sfruttare appieno il suo talento. Se si aggiunge a questo una dose di ego e ambizione, la scelta sembra meno sorprendente, anzi quasi prevedibile.
Il dietro le quinte del calcio spesso riserva sorprese meno glamour di quelle in campo: conflitti, promesse non mantenute, o strategie che non tengono conto dei sentimenti e delle aspettative personali. Così è andata per Kvaratskhelia, che ha deciso di cambiare rotta a discapito delle speranze di chi ancora sognava un Napoli da scudetto con lui in campo.
In ballo non c’è solo una questione tecnica: è anche una sfida di carattere, una voglia di prendersi rischi e non accontentarsi di essere un comprimario nella corsa verso il titolo. E in fondo, non è forse questo che il calcio dovrebbe insegnare?