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“Qui impari qualcosa da tutti, sia dentro che fuori dal campo. Quello che mi incuriosiva di più era lo stadio e i tifosi. È uno stadio stupendo, con dei tifosi che lo rendono ancora più bello. Per 90 minuti cantano, cantano e non si fermano. Se vai in città e chiedi di calcio a una donna o a un uomo di 70-80 anni, sanno tutto”, racconta Kvaratskhelia.
Kvara ammette che per lui “sono cambiate molte cose, la serie A è uno dei migliori campionati al mondo, ma mi sto adattando molto bene. I giocatori mi hanno accolto benissimo, c’è un’atmosfera meravigliosa all’interno del gruppo. Qui le persone sono fantastiche, c’è però ancora molto su cui lavorare”.
Il primo compagno di squadra con cui ha preso confidenza nel ritiro di Castel di Sangro è stato “Mario Rui, che mi ha accolto molto bene, mi ha spiegato tutto, come fare in allenamento e al di fuori dell’allenamento”. E anche con Spalletti l’impatto è stato buono. “Mi ha detto che ho un buon dribbling e che gioco bene nell’uno contro uno ma devo giocare di più per la squadra perché ci sono giocatori forti ed è giusto che mi metta al servizio della squadra. Mi ha spiegato che dovrei aiutare di più la squadra in difesa. Faccio tutto quello che mi dicono gli allenatori”.
Fra i prossimi passi c’è quello di imparare l’italiano, ma Kvaratskhelia ci sta già lavorando. “Ci sono giocatori nella squadra pronti a farmi da traduttore quando mi parlano in italiano, comunque sto già imparando la lingua, ho un ottimo insegnante”.