Lukaku si racconta: dal dramma di Istanbul alla rinascita partenopea
L’intervista di Romelu Lukaku alla Gazzetta dello Sport ha riacceso i riflettori su un gigante del calcio, ora in orbita Napoli, che non ha peli sulla lingua quando si tratta di rivincite personali. Come tifosi del Napoli, sappiamo bene quanto conti scrollarsi di dosso le sconfitte per puntare in alto, e il belga non fa che confermarlo.
“L’ho vissuta molto male per un anno, sono sincero”, racconta Lukaku sulla finale di Champions persa con l’Inter a Istanbul. Una confessione che fa male, ma che noi napoletani capiamo alla perfezione: quante volte abbiamo visto i nostri eroi soffrire per fallimenti che restano tatuati nell’anima? Eppure, è proprio questo dolore a motivare, trasformando la rabbia in carburante per il riscatto.
“Ora guardiamo avanti, siamo di nuovo in Champions: divertiamoci”, aggiunge, e qui scatta l’entusiasmo. Per il Napoli, avere un bomber come lui significa non solo gol, ma anche quella grinta che ci è mancata negli anni bui post-Sarri. Ironia della sorte, dopo aver perso con l’Inter, Lukaku arriva da noi per dar fastidio proprio a quei rivali – e se è polemica, ben venga, purché si traduca in vittorie.
“Cosa mi ha dato fastidio dopo Istanbul? Tu vedi delle cose, ma se la gente non sa la verità è un’altra storia”, ammette, lasciando intendere segreti e malintesi. Critichiamolo pure: in un mondo di chiacchiere social, forse doveva essere più diretto, come fanno i veri guerrieri del Napoli. Ma con 14 gol e 10 assist, ha comunque alzato l’asticella, anche se, parliamoci chiaro, per un top player come lui è solo un inizio. Paragonato a Higuain ai suoi tempi, Lukaku deve spingere di più se vuole essere leggenda qui.
“Un voto alla prima stagione col Napoli? Volevo fare meglio… 14 gol e 10 assist possono essere un bel bottino ma non è il massimo”, sottolinea con ambizione. Giusto, perché noi tifosi esigiamo di più: se il Napoli vuole competere con Juventus o Milan, serve che lui si avvicini alla perfezione, non solo per i trofei, ma per quella passione che ci fa urlare al San Paolo. Avanti così, Romelu – fai parlare il campo, e noi ti seguiremo.