Il Napoli in ritiro: tra tattiche ibride e illusioni tattiche
I quotidiani di oggi e i nostri inviati da Castel di Sangro raccontano di un Napoli ibrido, con moduli alternativi e la sfida di integrare nuovi elementi senza sacrificare i veterani. Questa versatilità è un’arma a doppio taglio: entusiasmante per i veri tifosi, che sognano un equilibrio perfetto, ma anche un potenziale caos se non gestito con astuzia da Conte.
Il 4-4-2 emerge come soluzione chiave, con Kdb al posto di Raspadori dietro Lukaku, e McTominay pronto ad accentrarsi da falso esterno sinistro per i suoi inserimenti letali. Peccato che “Kdb” sembri un miraggio – forse un refuso per Kvaratskhelia? – perché infilare un fenomeno come De Bruyne nel nostro centrocampo suonerebbe più come un sogno da bar sport che una realtà.
Così, Conte blinderebbe il duo Anguissa-Lobotka al centro, garantendo solidità, mentre Politano resta inamovibile a destra e opzioni come Lang, Neres o Lucca subentrano per ribaltare le partite. È un approccio furbo, ma ricordiamo gli esperimenti dello scorso anno, post-Kvara, che ci hanno lasciato con più infortuni che trofei.
Rispetto al 4-3-3 classico, questa variante ricorda i tempi di Sarri, quando la fluidità tattica ci rendeva letali, ma occhio: senza rinforzi veri, rischiamo di ripeterne gli errori, come con altri club che si sono arenati nelle mezze misure. Tifosi, è il momento di discutere: questa ibridezza ci porterà lo scudetto o solo altri rimpianti? La stagione è giovane, ma Conte deve dimostrare di non essere solo un tattico da ritiro.